Stand by me




Quand’ero ragazzino
a volte frequentavo l’oratorio
per giocare a biliardino.

C’era anche un tavolo da ping pong
ma le code erano lunghe
e quelli bravi giocavano a lungo.

Una volta, determinato, attesi…
ci fosse voluto tutto il pomeriggio
ma non mollai la posizione.

Prima o poi arriva anche il nostro turno
e quando finalmente  giunge
nessuno dovrebbe metterlo in dubbio.

C’era un altro ragazzetto come me
ma molto più bello, biondo
già un bel fisico… già canaglia…

Mi passò avanti, con la racchetta pronta
senza dir nulla, senza guardarmi
come non esistessi.

Non aveva fatto nessuna coda
uno che vuol dominare
non si abbassa alle regole.

Stava quasi per iniziare il gioco
che mi feci forza
e gli dissi che era il mio turno.

Sogghignando
rispose che era meglio
se tornavo a casa.

Compresi che non c’erano alternative
o uscivo
o dovevo combattere.

Quest’ultima cosa non mi piaceva
la lotta, magari farsi male
e poi… per giocar con una pallina?

Tutti mi guardavano
convinti di vedermi prender la porta e uscire
lui era il leader.

Fossi uscito
qualcosa dentro di me
non sarebbe più tornato a casa.

Invece di indietreggiare avanzai
mi misi di fronte al leader
impedendogli di iniziare il gioco.

I leader non si abbassano alle regole
tanto meno a quelle non scritte
in un lampo mi ritrovai a terra.

Col collo serrato dalle sue mani
e per giunta con il maglione che torcendosi
mi aveva bloccato un braccio.

Capii di non aver speranze
un minuto al massimo
e avrebbe vinto.

Con uno strattone riuscii
a mettergli l’unico mio braccio libero
attorno al collo.

Decine di ragazzi, a cerchio
erano spettatori della nostra lotta
quasi tutti sconfitti dal leader.

Non provavo dolore
perché ero cosciente
che non poteva battermi.

Lui aveva due mani
ma io una leva più potente
e non avrei ceduto, a costo di morire.

Ricordo che sentivo parlare
alcuni biasimavano la slealtà del leader
che a tradimento mi gettò a terra.

Qualcuno disse
che nonostante disponessi di un solo braccio
non riusciva a prevalere.

Mi mancava sempre più il fiato
come mancava a lui
lo guardavo e mi guardava.

Per una volta meravigliato
che qualcuno, addirittura con un solo braccio
potesse tenergli testa.

Sbagliò strategia
convinto che non potessi resistere
non usò le mani per torcermi anche quel braccio.

Poi non avrebbe più potuto farlo
perché se respiravo almeno un secondo
il suo collo non avrebbe resistito.

Vennero dei grandi e ci separarono
mi ci vollero dieci minuti
per riprendermi dall’asfissia.

Nessuno di noi due giocò quel pomeriggio
le nostre strade si divisero
quel giorno.

Qualche anno dopo
Miotto, questo il suo nome
morì in un incidente.

Mi dispiacque
perché in fondo mi era simpatico
e avrei voluto star con la sua banda.

Non ho la stoffa del leader
e non mi piace la lotta
ma quel giorno…

non avessi accettato la sfida
qualcosa di me
non sarebbe tornato a casa…

Oggi, che sta terminando
il mio viaggio
se potessi farei diversamente…

Per la vita di quel ragazzo
uscirei dall’oratorio
senza reagire.

Ricordo ogni istante di quella lotta
e mi ricordo dei suoi occhi azzurri
e dei capelli biondi.

Se avessi potuto cambiarmi
con un altro
era con lui.

Così quasi piansi
quando seppi della sua morte

perché avrei voluto essergli amico.

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