Immaginate... (14)
14)
Zeno, se già non passava inosservato a
causa dell’alta statura, figuratevelo in sella al suo vespino (motoretta): un armadio
con due piccole ruotine che, due giorni dopo la visita delle sorelle, lentamente
si inerpicava sui tornanti che conducevano alla villa di Solange.
Da appassionato qual era sapeva del pino centenario, ma le volte che si prefisse di chiedere una visita accadeva sempre qualcosa a rinviarla, in ultima la vendita della villa. Stavolta neppure gli inquietanti segnali di fatica del piccolo motore che arrancava sotto i cento chili di Zeno - avesse ceduto – l’avrebbero fermato dal raggiungere l’obiettivo, poiché avrebbe proseguito a piedi.
Per
procrastinare l’infausta evenienza, si fermò prima degli ultimi tornanti per
farlo raffreddare; dalla posizione raggiunta vide il maestoso albero stagliarsi
contro il cielo azzurro, illuminato dal sole del primo pomeriggio. Aveva già
osservato esemplari simili e anche maggiori, come il pino della baia di Lacona
nell’isola d’Elba, ma questo aveva una caratteristica unica… l’aveva sognato
dopo la morte della madre.
… era in auto col padre, naturalmente seduto
davanti a causa delle gambe già oltre misura per la seduta posteriore, dov’era
la mamma in mezzo alle due gemelle.
Zeno – babbo, la zia non abita in montagna…
dove stiamo andando?
babbo – eh, sempre attento il mio figliolo,
non gli si può fare una sorpresa che se ne accorge subito! Ebbene, stiamo
andando a casa di una nostra amica che ci ha invitato per festeggiare la tua promozione!
Zeno – o babbo, io non la conosco codesta
persona, come potrò ringraziarla?
babbo – la conoscerai e avrai modo di
ricambiare. Guarda là, il grande pino della sua casa…
Il sogno si concluse così, con
l’immagine di quell’albero maestoso, riemergendo oggi alla sua coscienza come
un dejà vù che univa il mondo onirico a quello reale.
Dejà vù e coincidenze sono eventi
abbastanza frequenti nella vita delle persone, lo sono meno quando si
susseguono con una certa frequenza, quasi indicassero un percorso da seguire. Un ulteriore steep produce la sensazione che
tutto sia una coincidenza e il
flusso del divenire la lettura (in
corso) di una immensa narrazione, commisurata alla capacità percettiva.
Cosa sia quell’ipotetico libro
universale che contiene la descrizione di (ogni cosa) tutto, non può essere
spiegato da una sua parte, giusto darne un accenno, riuscendovi maggiormente altre
abilità umane non soggette ai vincoli
dello spazio-tempo, quali l’immaginazione
o l’empatia.
Ancora sotto l’effetto della meraviglia causata dalla coincidenza, l’armadio sulle ruote suonò alla villa,
strappando un sorriso a Solange e Lisette che si accorsero subito del suo feeling col pino, a tal punto ipnotizzato
da non sentire il primo saluto e rispondere al secondo, molto più efficace
trattandosi di una mano che Solange volutamente non trattenne.
Lisette – accidenti Zeno, venire in vespa
(motoretta) su questi tornanti dev’essere stata un’impresa.
Zeno – puoi dirlo, già temevo di dover
salire gli ultimi a piedi, per fortuna dopo averla fatta raffreddare ce
l’abbiamo fatta. Beh, eccoci qui… il pino è magnifico!
Solange – sai Zeno, in sincerità devo
dirti che avevo progettato di toglierlo, non mi garbava la resina e la chioma
mi pareva alquanto spelacchiata. Credo che com’era per mio marito, anche per te
e Francesca c’è qualcosa nel pino che non riesco a cogliere…
Zeno – capisco… non l’hai ancora guardato bene, come ho fatto io con altri pini dopo aver sognato la mia famiglia (accenna al sogno e coincidenza).
Io credo nel destino, nelle coincidenze e a molte altre cose che non hanno alcun valore per la maggior parte delle persone, per non dire a quasi tutte. Se non ci credessi, avrei a tal punto desiderato di lasciare questo mondo da costringere quello stesso destino ad esaudirmi… invece eccomi qui a 42 anni, contento per ogni giorno che posso bere un caffè e salutare i miei pini.
Adesso so per certo che
quel sogno ha anticipato questo giorno e quando mi sono fermato per far
riposare la moto, non ho solo visto il pino… ho sentito il sorriso di tutta la mia famiglia. Quando qualcuno che ci
vuole bene ci sorride o accarezza… c’è qualcosa di più grande?
Solange – (commossa, rendendosi conto
che la condizione di Zeno era analoga alla sua, salvo aver “guardato il pino” e
trovato la nuova direzione dopo l’immensa perdita) no, non c’è… lo
comprendi davvero quando viene a mancare e come dicono, fortunatamente il tempo
aiuta.
Zeno – giusto. Sono qui per un
lavoretto, cominciamo?
sopra un tavolo da lavoro nella veranda
esterna, l’uomo scelse due vasi di coccio e preparò un terriccio sabbioso,
leggero e secco. Lisette gli porse il vaso con i due rametti lasciandogli il
compito di separarli, curiosa al pari della sorella di vedere se anche lui si
sarebbe accorto delle identiche caratteristiche. Dopo averli tolti
dall’acqua e posati su un canovaccio, lentamente, con la massima cura li divise
non danneggiando neppure una delle piccole radichette. Pur
se si accorse di qualcosa non lo dette a
vedere ed entrambe le sorelle pensarono che una perfetta coincidenza, per
quanto rara non fosse impossibile.
Una volta invasati li collocò in un posto con
la giusta esposizione, rimanendo a lungo a contemplarli, meravigliando Solange
per quanto prese a cuore l’incarico, tanto che gli dette carta bianca per la
scelta del luogo – ovunque fosse – della futura messa a dimora. Zeno,
visibilmente commosso per la fiducia, le chiese di camminare assieme a lui nella
proprietà alla ricerca del posto giusto. Nel frattempo Lisette si accomiatò per
fare delle telefonate.
Passeggiarono a lungo, raccontandosi episodi della propria vita e Solange, dopo averlo provato con Francesca, sentì nuovamente il conforto che solo un’amicizia disinteressata può dare… c’è qualcosa di più grande?
Senza
che se ne rendesse conto, Zeno faceva in modo che fosse lei a scegliere il
percorso, notando che solo in due distinti posti si fermò un paio di volte.
Zeno – bene, Solange… hai trovato i
posti giusti! Uno è quello dove sei ora e l’altro sempre alla stessa distanza
(dieci metri) ma dalla parte opposta del pino, dove ci siamo fermati due volte
per guardare l’erica arborea. Ci mettiamo questi due stecchi e… però, me ne
accorgo adesso!
Solange – (sorridendo) già mi hai
stupito con la scelta dei posti che avrei fatto (inconsciamente) io… ora di
cosa ti accorgi?
Zeno – beh, unisci i due posti al
pino, che figura risulta?
Solange – un triangolo.
Zeno – dici bene, avremo tempo di
misurarlo ma pare proprio un perfetto triangolo equilatero… lo interpreto come
un buon segno. Le gemelle sarebbero contente, alla stessa distanza dalla mamma…
Solange – eh..? Quali gemelle?
Zeno – ne hai molta Solange, non
trattenere l’intuizione…
Solange – vuoi dire che posso
indovinarlo?
Zeno – sicuramente, prova…
Solange – (avvertì una sorta di
leggero “click” dentro di sé e l’immagine al di qua degli occhi divenne quel
che è in realtà, piatta come il disegno su un foglio, poiché è l’elaborazione
del cervello a conferirle la tridimensionalità. Su
quell’immagine si stagliarono delle linee che sentì di poter seguire (incredibilmente) col respiro, arrivando a dei “disegni” memorizzati in
precedenza. Nel
primo, Zeno guardava i due vasi con i rametti, nel successivo li accarezzava…
ma questo era certa di non averlo visto, eppure…) hai accarezzato i vasi con i
rametti?
Zeno – (compiaciuto) – sì, dentro di
me…
Solange – (ora le immagini si
susseguivano man mano che le descriveva)
- nel sogno tua madre sedeva dietro, in
mezzo alle gemelle…
- vi siete fermati e hai visto il pino…
- tuo padre dice che conoscerai la
padrona di casa… sono io?
Zeno – sì, e ti ringrazio dal profondo
del cuore…
Solange – per cosa?
Zeno – per le mie sorelle gemelle… due
gocce d’acqua come i due rametti.
Solange – te ne sei accorto!
Zeno – sì, l’esatta copia uno
dell’altro. I posti che hai scelto, alla destra e sinistra del pino, di fronte
al mare… adesso ho il luogo dove trovarle…
Solange – le loro spoglie sono
altrove…
Zeno – i loro corpi appartengono al
tempo, non il collegamento tra noi.
Solange – questo “collegamento” forse
non è reale…
Zeno – sicuramente non è di questa
realtà…
Solange – pensi ci siano altre realtà?
Zeno – tu pensi ci sia uno scopo nella
vita?
Solange – prima della morte di mio
marito... adesso non lo so. Per te?
Zeno – quello è lo scopo… differenti
realtà.
Solange – spiritismo, occultismo,
magia…
Zeno – non mi riguarda né interessa nulla
di tutto questo, niente delle realtà altrui…
Solange – qui, in questa realtà dove
siamo cosa ti fa credere che ve ne siano altre?
Zeno – in che realtà eri quando hai
“visto” il mio sogno?
Solange – capisco, è soggettivo…
Zeno – sì e no, riguarda anche te -
“ebbene, stiamo andando a casa di una nostra amica che ci ha invitato per
festeggiare la tua promozione!” - diceva mio padre nel sogno.
Solange – con la “promozione”…
Zeno – … si cambia classe, no?
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