Onde e scogliere





1


In una grande spiaggia incastonata tra alte scogliere tenevo in braccio una bambina, procedendo verso il mare da dove giungevano ad intervalli delle onde alte una decina di metri.

Avevo imparato come affrontarle ed ero talmente sicuro da portarci anche la bimba. Arrivata l’onda, senza alcun problema venivo  sollevato sino alla cresta per poi dolcemente ritrovarmi sul bagnasciuga.

In seguito, dopo aver fatto una sorta di gioco con la bimba usando del materiale, pietre e ciotoli che si trovavano sulla spiaggia, mi apprestai a riprendere la cavalcata delle onde. Una di un paio di metri d’altezza s’avvicinava e con la bimba in braccio attendevo che ci alzasse entrambi… ma stavolta non funzionò, l’onda ci sommerse e la bimba rischiò d’annegare…

Tuttavia passò e ancora sbigottito per l’inatteso comportamento gettai un’occhiata alle spalle per controllare il sentiero che s’inerpicava sulla scogliera, con onde di quell’altezza pensai che mi sarei ben velocemente portato oltre la loro quota.

Ma le onde in arrivo, quasi m’avessero letto l’intenzione, ecco dividersi e provenire simultaneamente dalla mia destra e dalla sinistra, a tenaglia… provai la sensazione che fossero intelligenti o guidate da un’intelligenza e dubitai delle reali possibilità di sfuggirgli.

In quel momento un pensiero che si sviluppò in un solo istante mi riportò al “gioco” con le pietre - le avevo “spostate” dalla loro posizione - e fu da lì che il mare si comportò diversamente… 



2


Se non l’avevate capito si trattava di un sogno… particolarmente vivido, di quelli che ti fanno svegliare nel cuor della notte e sentir ancora ben appiccicate addosso tutte le emozioni provate. Ne propongo un’interpretazione:

L’arco della scogliera rappresenta l’ampiezza prospettica della vita (dell’osservatore), tutto ciò che ha conosciuto e che ancora (rivolgendovi l’attenzione) andrà a conoscere. Per quanto ne esistano di amplissime (scogliere/prospettive) sarà necessariamente limitato.

Ciò che Castaneda definiva il Tonal (più propriamente “l’isola del Tonal”), piccola terra emersa nell’infinito mare del Nagual.

Riduttivamente, a mio avviso, riconducibili a conscio ed inconscio.
Forse Jung avrebbe considerato la bimba in braccio alla persona (all’Io) come il Sè che nel profondo vi alloggia.

L’Io con le esperienze cresce e matura, divenendo sempre più consapevole delle potenzialità concesse al suo status, così che può arrivare a compiere atti in precedenza ritenuti impossibili, quali il cavalcare le onde… o meglio affidarsi al loro potere.

Le onde rappresentano l’intrusione (più spesso temuta…) dello sconosciuto, del Nagual, nella limitata estensione del Tonal, dell’inatteso nella nostra vita, a volte spostando “il punto d’equilibrio”  del rapporto tra Io e Sé verso quest’ultimo. Tuttavia l’evento può risolversi in una maggior consapevolezza delle “dimensioni” del proprio Io, che molti considerano solo come ricettacolo e sorgente d’ogni problema (se non del male stesso).

Comunque avvenga lo sviluppo delle potenzialità dell’io (o se preferite della personalità/individualità agente nel mondo) a volte accade di oltrepassare i propri limiti, per esempio non avvedendosi che anche le usuali forme (d’oggetti o di coscienza) racchiudono dei “codici” (archetipi) che si attivano quando vengano “toccati” con la “bimba” in braccio, vale a dire con una prospettiva profonda, collegata ad altri piani/livelli di coscienza.

Tali oggetti/forme che nel sogno sono le “pietre del gioco”, non “manipolati” a modo (o collocati diversamente dopo l’uso) sprigionano un potere non governabile dall’Io, che si manifesta come onde che adesso rispondono ad un’intelligenza non riconducibile a quella umana e di norma agente da “dietro le quinte”, con i suoi propri fini… e per l’Io il rischio di perder tutto…



3


Una piccola insenatura marina, racchiusa come un gioiello da una scogliera, era del tutto ricolma di una moltitudine di pietre di granito, basalto ecc. di ogni dimensione, tutte dalle forme tonde, levigate e prive d’asperità.

Per la luce che riverberava su esse, fuor o sotto l’acqua, fu più che un piacere nuotarci.

In quella spiaggia solitaria e difficilmente accessibile una coppia  aveva impilato una sopra l’altra (partendo dalle maggiori) le meravigliose pietre in una decina di composizioni, un passatempo cui mi dedicavo in passato ed oggi divenuto un’attività con le sue prove ed appassionati.

Sulla via del ritorno, per metter alla prova il mio antico senso dell’equilibrio, tentai d’appoggiar una pietra di grandi dimensioni sull’apice di una pila… per dire, una tartaruga sopra una noce…

La persona che era con me mi prospettò l’eventualità che il mio tentativo facesse collassare la struttura… tergiversando provai un paio d’appoggi prima d’abbandonar l’impresa… fortunatamente senza provocare crolli.

Ma poco dopo riuscii a piazzar tre pezzi asimmetrici in un’altra costruzione, questa di forma irregolare, appena abbozzata… beh, non male…
 


4


Quella che avete letto (3) è un frammento di un giorno trascorso al mare (in un’isola).

La stessa notte feci il sogno che ho riportato.

E a distanza di una settimana ho scritto l’interpretazione.

Adesso risulta verosimile collegare l’impressione riportata da quella giornata marina al sogno, in una sequenza di causa-effetto, così che tutta l’altisonante interpretazione che ho costruito par perdere molta della sua consistenza.

Certo, per lo sperimentatore (il sottoscritto) la vividezza ed ogni altro elemento peculiare del sogno lo rendono difficilmente catalogabile come “un’avventura onirica en passant”, chi ne abbia provati può confermare che quando i sogni si presentano in tal modo si prova la sensazione che racchiudano “altre” informazioni, forse anche più importanti, oltre i personaggi, sceneggiatura e trama della novella che han raccontato.

Constatato (per esperienza personale) che si può sognar di Tutto, mi son chiesto se tra le “altre” informazioni ve ne siano di significative e, per farla breve, son giunto alla conclusione che lo sono quelle che rimandano (appunto) ad “altro”, siano persone, luoghi, situazioni ecc.

Così che vien in essere una “coincidenza”, qualcosa che accade simultaneamente in due ambiti (nel senso più ampio del termine).
Per come la vedo una coincidenza è un evento del tutto particolare, potenzialmente in grado di spingerci oltre… al di là della trama del “tessuto” spazio-temporale ove si svolge la nostra esistenza.

Detto in metafora, fin “nell’ordito” di quel tessuto (che potete rappresentarvi come lo schermo su cui si svolge la “trama”).

Usualmente son le trame che catturano l’attenzione e ben lo si capisce, a rimirar il supporto verticale dei resistenti fili dell’ordito (o uno schermo spento) che può venircene?
Questione di prospettive… sulle differenti “trame”, ad esempio l’apparizione di Personaggi  (politici, scienziati, filosofi e  religiosi) che hanno prospettato e prospettano soluzioni ai problemi dell’umanità  si son giocati e si giocheranno i destini dei singoli e del mondo con i risultati che son sotto i nostri occhi…

Ma come tutte le trame, come tutte le rappresentazioni… passeranno, solo questione di tempo.

Per aver qualcosa in mano con cui andar via da questa lettura… ritornando a quanto vi ho raccontato (in tre riprese), dov’è la diversa “prospettiva”?

Nella scogliera, la cui forma e prospettiva è straordinariamente simile a quella raffigurata dall’amico Patrick nel suo quadro:

https://www.riflessioni.it/logos/riflessioni-sull'arte/dipinto-11-'costa-notturna'-di-patrick-ezechiele/

Le pietre son tra gli oggetti più vecchi del creato e su una pietra (d’angolo) vien edificata una casa: tutto ciò che è accaduto sopra le pietre in questione (della scogliera), ad ogni livello delle differenti realtà (reale, del sogno e quella artistica di Patrick) si è mostrato come in un film, fornendomi il materiale per “edificare” questa storia.

Che, come tutte le proiezioni, verrà rimpiazzata dai fotogrammi successivi… la trama della nostra vita che al termine scomparirà anche dal ricordo di chi ci ha conosciuto… ma… che accadrà ai fili dell’ordito?

Scompariranno anch’essi?

Ne sappiamo invero poco, perché è al di là dei nostri interessi (forse anche perché qualcosa ce ne fa distoglier lo sguardo?), materiale amorfo, inerte ed uniforme, da non accorgersene  neppure, come per la tela (o la tavola) dove sia dipinto un pregevole quadro…

Ogni prospettiva vien assorbita dal supporto (dalla tela), dove continua sin a perdersi in esso, in tutt’altra direzione che quelle solitamente percorse.
 

P.S. – una coincidenza si può intendere e visualizzare come una “mancata copertura della trama sull’ordito”, altrimenti detta, in termini tessitori: “slegatura di ordito”. 

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