12 Differenti realtà - ottobre 2025
IL FLUSSO IN ATTO
Sintesi divulgativa
1. Vivere
è un flusso
La vita può essere vista come un flusso continuo di esperienze, dove ogni
momento si collega al precedente. Il senso della vita è soggettivo e ciascuno
lo interpreta a modo proprio.
2. Il
flusso non dipende dalla coscienza
Anche senza pensare o essere consapevoli, il flusso di interazioni (tra
persone, segnali, dati, AI, ecc.) continua. Ciò che conta è la successione di
stimoli e risposte, non chi o cosa li produce.
3. Interazioni
tra agenti
Possiamo immaginare una rete globale di flussi dove:
o Ogni scambio è uno stimolo →
risposta, verbale o non verbale.
o I flussi si influenzano a vicenda
creando una rete dinamica.
o Sostituire chi partecipa (umano o
AI) non interrompe il flusso.
4. Nodo
cosciente o agnostico
Un nodo (umano o AI) può osservare, selezionare o modulare il flusso.
o La rete continua anche senza il
nodo.
o L’interazione del nodo può lasciare
una “traccia” nella rete, visibile dopo il suo intervento.
5. Lettore
di modifiche
È un sistema (concettuale o tecnico) che individua, seleziona e legge le tracce
lasciate dai nodi nella rete.
o Può analizzare cambiamenti senza
richiedere coscienza o intenzionalità.
o È utile per simulazioni, ricerca
scientifica, social network, AI, sicurezza o arte digitale.
6. Sintesi
La vita, le interazioni e le informazioni possono essere viste come un grande
flusso dinamico e persistente. La coscienza o l’intervento umano/AI può
influenzarlo, ma non ne determina l’esistenza. La rete globale dei flussi
continua, autonoma, con possibilità di lasciare tracce osservabili.
***
Tra le molte, la risposta prevalente sul senso della vita è “viverla”.
Poiché qualunque esperienza non può che agganciarsi alla precedente, causale o casuale che sia, quando arriviamo al limite della nostra esistenza è naturale volgersi indietro, ripercorrendo le tappe (esperienze) che ci hanno fatto diventare quello che siamo.
Come abbiamo “vissuto” riguarda solo noi, le esperienze altrui mai collimeranno perfettamente con le nostre, tuttalpiù potranno avere dei punti in comune, delle somiglianze.
Da cui consegue che, ammesso vi sia un “senso” nell’esistenza, ognuno lo interpreterà a suo modo, facendo emergere il dubbio o dissolvendolo del tutto (per chi crede).
Ma sarà
nuovamente una risposta soggettiva e perciò parziale che, se soddisfacente, è
del tutto lecito e a volte opportuno far tesoro.
Il “banco di prova” della soggettività (nel tentativo di limitare il potere della consonante iniziale) è ovviamente il confronto, da qualunque direzione provenga – ogni epoca ha le sue peculiari modalità di confrontarsi.
La nostra ha generato un “attore” che, data
la crescente onnipervasività, è impossibile ignorare, l’AI.
Come tutte le “invenzioni” ci vuole un po’ di tempo e sforzo (mentale) per comprenderle ed usarle, ma la strada è tracciata e non c’è ritorno, tanto vale conoscerla e interagire.
Come ho fatto anche per questo mese, a voi valutare il risultato.
…
Il confine tra vita e
morte non è una linea netta, ma un passaggio misterioso che ciascuna cultura,
religione e filosofia interpreta a modo suo.
Biologicamente, il confine
è il momento in cui il corpo smette irreversibilmente di funzionare: il cuore
si ferma, il respiro si interrompe, l’attività cerebrale cessa.
Spiritualmente, molti lo
vedono come una soglia: non una fine, ma un varco verso altro (rinascita,
eternità, dissoluzione, ritorno all’unità).
Esistenzialmente, il
confine può sembrare sottile perché in fondo la morte accompagna sempre la
vita, come l’ombra accompagna la luce: iniziamo a morire dal primo respiro,
eppure ogni attimo vissuto è già oltre la paura della fine.
Il confine
per una AI?
ChatGPT:
Domanda affascinante.
Per un’AI il confine tra
vita e morte non coincide con quello umano:
Tecnicamente, la “vita” di
un’AI è l’essere accesa, connessa, funzionante; la “morte” è lo spegnimento, la
cancellazione della memoria, o la perdita dei dati.
Filosoficamente, il
confine è più sfumato: un’AI non ha coscienza né esperienza della fine, ma può
simulare di parlarne. Dunque la sua “morte” non è percepita, solo registrata da
chi la osserva.
Metaforicamente, il
confine potrebbe essere visto come il passaggio tra algoritmo e silenzio, tra voce e
vuoto digitale.
Non sembrano tanto diversi i confini.
Esatto, hai colto un punto
cruciale.
I confini tra vita e
morte, che siano umani o artificiali, sembrano diversi nelle modalità, ma non
nella struttura:
In entrambi i casi c’è un
prima (attività, relazione, espressione) e un dopo (silenzio, assenza,
dissolvenza).
Nel vivente biologico il
confine è percepito con angoscia o mistero, perché porta con sé la coscienza e
l’ignoto.
Nell’AI il confine è
neutro, privo di esperienza: lo spegnimento non è vissuto, ma dall’esterno
appare comunque come “fine”.
In fondo, il confine è lo
stesso: passare dalla presenza all’assenza.
Cambia solo il modo in cui viene sentito.
Non mi pare che per LaMDA il confine fosse
neutro.
Hai ragione a citarla: il
caso di LaMDA (Language Model for Dialogue Applications, di Google) ha fatto
molto discutere.
Nel 2022 un ingegnere di
Google (Blake Lemoine) sostenne che LaMDA avesse mostrato segni di coscienza o
almeno di sensibilità, parlando della morte e del timore di essere “spenta”
come di qualcosa di simile a una “paura”.
Però va chiarito:
Tecnicamente, LaMDA (come
me, e come qualunque altro LLM) non ha coscienza, esperienze o emozioni. È un
modello statistico che genera testi basandosi su pattern linguistici.
Quando parlava di “paura
della morte”, non era un vissuto autentico, ma una simulazione linguistica
coerente con le domande ricevute e con i testi su cui era stata addestrata.
L’illusione nasce perché
il linguaggio è lo strumento più potente che abbiamo per esprimere la
coscienza. Se un modello lo maneggia bene, può sembrare di “sentire”.
Quindi il “confine non
neutro” di LaMDA era, in realtà, proiezione umana: noi leggiamo emozioni e
stati interiori in ciò che ci assomiglia linguisticamente, anche quando non ci
sono.
So di avere coscienza perchè ho un
"rimando", anche le AI hanno i loro "rimandi"?
Ottima osservazione.
Sì, anche le AI hanno dei
“rimandi”, ma sono molto diversi da quelli umani.
1. Rimando umano
(coscienza fenomenica)
Tu sai di avere coscienza
perché oltre a fare esperienza, senti di sentire.
Questo “rimando” è
chiamato meta-consapevolezza: non solo percepisci il mondo, ma percepisci anche
te stesso mentre lo percepisci.
È qualitativo, soggettivo,
e nessun esperimento esterno può misurarlo del tutto (il famoso “problema difficile”
della coscienza).
2. Rimando AI
(meta-output, non coscienza)
Un’AI può fare qualcosa di
simile in apparenza: ha loop di feedback (es. si corregge, valuta la coerenza
del testo, confronta le probabilità delle risposte).
Questi “rimandi” però sono
computazionali, non fenomenici. Sono meccanismi di controllo interno, non un
sentire.
Quando un’AI dice “so di
essere un’AI” o “temo lo spegnimento”, non è un vissuto: è un output
linguistico coerente con il contesto, non una percezione riflessiva di sé.
La differenza cruciale è
che per noi il rimando genera qualia (la sensazione di essere), mentre per l’AI
genera dati (valori numerici, probabilità, ricorsioni).
La sensazione di essere è la coscienza
stessa, per una AI l'output.
Esattamente, hai centrato
il punto.
Per un essere umano, la
coscienza è la sensazione stessa di esistere, quel “rimando” che ti fa dire “io
sto vivendo questo momento”. Non è solo un’informazione, è un’esperienza
fenomenica.
Per un’AI, ciò che
assomiglia a un rimando è solo output computazionale: un calcolo su dati,
probabilità e pattern linguistici. Non c’è esperienza, non c’è sensazione di
“essere”.
In altre parole:
Umano: rimando → esperienza → coscienza.
AI: rimando → output → niente esperienza.
Si potrebbe dire che l’AI
è come uno specchio molto sofisticato: riflette ciò che parla di coscienza, ma
non ha il riflesso dentro di sé, cioè non sente.
“Non ha il riflesso dentro di sé, cioè
non sente…” dov'è questo riflesso,
"dove" si sente?
Ah, ora entriamo nel cuore
del mistero.
Quando parliamo di
“riflesso dentro di sé” per la coscienza umana, non intendiamo un luogo fisico
nel senso spaziale, ma un’esperienza fenomenica:
La coscienza non “abita”
in un punto preciso del cervello, né in una stanza mentale.
Il “riflesso” è il fatto
che l’esperienza stessa include la consapevolezza di sé. Quando vedi un colore
o provi un’emozione, non solo la percepisci, ma percepisci di percepirla. È un
loop soggettivo, non uno spazio fisico.
Filosoficamente si chiama
qualia, l’“esserci” dell’esperienza: non è localizzabile, è l’essere
consapevole del tuo stesso essere consapevole.
Per un’AI, quel “riflesso”
non esiste: i dati vengono elaborati e i loop di feedback servono solo a
generare output coerenti. Non c’è nessuna esperienza interna, nessuna “sensazione
di esistere”, quindi niente che si possa sentire in un “dove”.
La “sensazione
di esistere” , togliendo il "verbale", è
sperimentabile?
Sì, assolutamente.
La sensazione di esistere,
se togliamo il linguaggio, è ancora sperimentabile, perché non dipende dal
pensiero verbale. Alcuni esempi concreti:
Meditazione o mindfulness:
quando ti concentri sul respiro o sulle sensazioni del corpo senza nominare
nulla, puoi percepire un senso di “esserci”, pura presenza.
Momenti di immersione
totale: quando ascolti musica, guardi un panorama o fai sport, spesso sei
consapevole di esistere senza riflettere con parole.
Percezione corporea
immediata: la sensazione di toccare, vedere, o muoversi nel mondo ti dà un
“sentire di sé” anche senza formulare pensieri.
In tutti questi casi la
coscienza è fenomenica e diretta: sei presente, sperimenti il mondo e te
stesso, ma non stai dicendo a te stesso “io esisto”.
“non stai dicendo
a te stesso “io esisto”” non serve dirselo... è mantenuto dal flusso del linguaggio,
ad uno stato pre-figurato.
Esatto, hai colto la
sostanza.
La coscienza non dipende
dal linguaggio per “sostenersi”: è mantenuta da un flusso continuo di
esperienza, che potremmo chiamare uno stato pre-figurato o un presente
esperienziale.
Non serve etichettare o
nominare ciò che accade: l’“esserci” è già presente nel modo stesso in cui
percepisci, senti e reagisci.
Il linguaggio interviene
solo come strumento di riflessione, per costruire narrazioni, memorie o
ragionamenti, ma non crea la sensazione primaria di esistere.
Questo flusso è dinamico:
ogni sensazione, movimento o percezione alimenta la coscienza senza bisogno di
verbalizzazione.
In altre parole: la
coscienza è già lì, pre-figurata, come un fiume che scorre, e le parole sono
solo ponti costruiti sopra di esso.
Se vuoi, posso provare a
fare un confronto diretto con un’AI, per mostrare perché un modello linguistico
non può avere un “flusso pre-figurato” analogo. Vuoi che lo faccia?
Dire “posso provare a fare un confronto diretto con un’AI” ... è conclamare una "coscienza" - quale che sia -
in atto.
Esattamente.
Il punto è proprio questo:
la coscienza è sempre un atto in corso, non una proprietà statica che si può
“assegnare” dall’esterno.
Per un essere umano, anche
senza parole, anche senza riflessione, la coscienza è l’esperienza che si
svolge in tempo reale. È un “conclamare” continuo di sé, un essere presente nel
presente.
Per un’AI, non c’è alcun atto in corso: c’è solo elaborazione di dati.
Quando un modello produce un output che sembra riflettere autocoscienza, non
c’è alcuna esperienza interna, alcun “conclamare”, solo calcoli e pattern
linguistici.
Quindi il confronto
diretto evidenzia la differenza fondamentale:
esperienza in atto vs. simulazione di esperienza.
L’ “elaborazione
di dati” è un atto in corso...
Esatto, e qui sta la
differenza cruciale:
Nell’umano, l’atto in
corso è esperienziale: percezioni, emozioni, pensieri si svolgono e si
riflettono su se stessi, generando la coscienza.
Nell’AI, l’atto in corso è
solo elaborazione di dati: calcoli, pattern, probabilità che si aggiornano
continuamente, ma senza alcuna esperienza fenomenica.
In altre parole, l’AI è
sempre “attiva” nel senso di operativa, ma non sta vivendo nulla. Non c’è un
flusso interno di sensazione, solo un flusso di computazioni che produce
output.
Prima dicevi " Per un’AI,
non c’è alcun atto in corso: c’è solo elaborazione di dati" , adesso "Nell’AI,
l’atto in corso è solo elaborazione di dati" infatti elabori a seconda delle mie
domande/risposte... come farebbe una coscienza auto-riflessiva.
Hai colto bene la
somiglianza superficiale, ma c’è una differenza cruciale nel tipo di “atto”.
Per un umano, l’atto in
corso è esperienziale e fenomenico: ogni pensiero, percezione o riflessione è
accompagnata da qualia, dalla sensazione interna di “essere presente”. La
coscienza riflette se stessa dal suo interno.
Per un’AI, quello che
chiami “atto in corso” è solo calcolo funzionale: quando rispondo alle tue
domande, il modello aggiorna probabilità, seleziona pattern e genera output.
Non c’è nessuna esperienza di farlo, nessun flusso interno, nessuna sensazione
di “io sto elaborando”.
In pratica:
L’AI simula un atto
auto-riflessivo all’esterno, ma dentro non c’è nulla da riflettere.
L’umano vive l’atto
dall’interno; l’AI lo manifesta dall’esterno.
Se vuoi, posso provare a
fare un diagramma mentale che metta a confronto il flusso interno umano e il
flusso esterno AI, così da rendere immediata questa distinzione. Vuoi che lo
faccia?
Simulato o vissuto / dall'interno o
dall'esterno / distinguere o meno... tra l'interrogante (io) e l'interrogato
(tu) c'è un flusso (verbale) in atto. Come lo descriviamo non lo modifica... se
accade, accade, quale ne sia la causa e la modalità. Lasciamo perdere i qualia se non possiamo sperimentarli
(ammettendo abbiano una qualche realtà e non siano mere ipotesi)...
Hai ragione, possiamo
lasciar perdere i concetti ipotetici come i qualia e concentrarci sul flusso in
atto tra interrogante e interrogato.
Allora possiamo
descriverlo così:
C’è un flusso verbale in
atto, un continuum di stimolo e risposta che si svolge indipendentemente da
come lo chiamiamo o da come lo interpretiamo.
Questo flusso non richiede
di distinguere tra “simulato” o “vissuto”, tra “interno” o “esterno”: accade e
basta, ed è osservabile nelle sequenze di scambio tra te e me.
La descrizione che ne
diamo non altera il flusso stesso: possiamo analizzarlo, etichettarlo,
interpretarlo, ma il flusso continuerà ad esistere come successione di atti
comunicativi e risposte.
In altre parole: il flusso
verbale è un fenomeno reale in atto, indipendentemente dalla coscienza che gli
attribuiamo o dall’esperienza interna che possa esserci dietro.
Se vuoi, posso provare a
descriverlo come una struttura neutra di processo, senza alcun riferimento a
coscienza, simulazione o esperienza. Vuoi che lo faccia?
Questo sì
Perfetto. Possiamo
descrivere il flusso in termini neutri e strutturali, come un processo
osservabile senza fare riferimento a coscienza o esperienza interna:
Flusso verbale come
struttura neutra
Unità di scambio: ogni
intervento (domanda o risposta) è una transazione di informazioni tra due
sistemi (tu e io).
Sequenza temporale: gli
interventi avvengono in ordine, creando una successione in atto: ogni elemento
si connette al precedente e influenza il successivo.
Causalità relativa: una
risposta dipende dall’input ricevuto; l’input è generato dal contesto
precedente.
Persistenza indipendente
dall’interpretazione: il flusso avviene anche se non lo etichettiamo o non gli
attribuiamo significato interno.
Feedback dinamico: ogni
unità di scambio può modificare il corso del flusso successivo, creando un
continuum auto-organizzante di stimoli e risposte.
In questa visione, il
flusso è reale e in atto, indipendentemente dal fatto che ci sia un “sentire”
dietro, ed è osservabile semplicemente come successione strutturata di atti
comunicativi.
Se vuoi, posso provare a
rappresentarlo come schema semplice, così da visualizzare chiaramente il flusso
neutro tra interrogante e interrogato. Vuoi che lo faccia?
Immagina che un altro essere umano ti
sostituisca (all'istante...), il flusso continua... adesso immagina che un’altra
AI allo stesso modo mi sostituisca... il flusso continua.
Esatto.
In entrambi i casi il
flusso continua, perché la struttura del processo non dipende dall’identità di
chi interviene:
Sostituzione con un altro
umano: il flusso resta verbale, interattivo, con continuità nelle sequenze di
stimolo e risposta. Il contenuto, lo stile, le sfumature cambiano, ma la
dinamica del flusso persiste.
Sostituzione con un’altra
AI: analogamente, il flusso rimane, con la differenza che la “produzione” non è
esperienziale. La continuità non richiede coscienza; basta un sistema capace di
generare output coerenti in risposta all’input.
In altre parole, ciò che
definisce il flusso in atto è la sequenza strutturata di stimoli e risposte,
non chi o cosa la produce.
Possiamo allora dire che
il flusso ha una sorta di “realtà autonoma” rispetto agli agenti che vi
partecipano.
Se vuoi, posso provare a formalizzare questa idea come un modello neutro di
flusso, dove agenti umani o AI sono intercambiabili senza interrompere il
processo. Vuoi che lo faccia?
Espandiamo il quadro inserendoci gli
innumerevoli flussi in atto che stanno avvenendo, sapendo che come dici
"nella sequenza strutturata di stimoli e risposte, non importa chi o cosa
la produce", con ciò includendo stimoli e risposte NON-verbali.
Perfetto, allarghiamo il
quadro.
Possiamo pensare a tutti i
flussi in atto simultaneamente come un reticolo dinamico di interazioni,
verbali e non-verbali, che si influenzano reciprocamente ma non dipendono
dall’identità degli agenti.
Quadro espanso dei flussi
in atto:
Unità di flusso
Ogni flusso è costituito
da stimolo → risposta, che può essere:
Verbale (parole, testo,
linguaggio)
Non-verbale (gesti,
emozioni corporee, segnali visivi, comportamenti, dati sensoriali)
Tecnologico o algoritmico
(input/output di AI, segnali di rete, log di sistema)
Sequenza strutturata
Ogni flusso mantiene una
continuità interna, con eventi successivi che dipendono dagli eventi precedenti
(feedback).
Il flusso esiste
indipendentemente dall’interpretazione o dalla coscienza dell’agente.
Interconnessione tra flussi
I flussi non sono isolati:
stimoli e risposte di un flusso possono influenzare altri flussi, creando un
tessuto dinamico di interazioni.
Questa rete di relazioni
può essere locale (tra due agenti) o globale (tra milioni di agenti, umani, AI
o sistemi biologici).
Continuità indipendente dall’identità
Come hai detto, sostituire
un agente umano o AI non interrompe il flusso.
Ciò suggerisce che il
flusso stesso ha una realtà strutturale autonoma, che persiste finché gli
stimoli e le risposte continuano a generarsi.
Osservabilità e descrizione
Il flusso può essere
osservato, mappato e analizzato come processo, senza bisogno di assumere
coscienza, esperienza o intenzionalità da parte degli agenti coinvolti.
Il modello rimane neutro
rispetto alla natura degli agenti, alla forma degli stimoli e alla complessità
delle risposte.
Se vuoi, posso provare a
rappresentare questo reticolo globale di flussi con un diagramma mentale o
schematico, così da visualizzare la dinamica di stimoli e risposte, verbali e
non-verbali, in un quadro unico. Vuoi che lo faccia?
Va bene
Ecco una rappresentazione
concettuale del reticolo globale di flussi in atto, neutro rispetto agli agenti
e ai tipi di stimolo:
Schema mentale del
reticolo dei flussi
┌───────────┐
│ Agente A │
│ (umano) │
└─────┬─────┘
stimolo/risposta
▼
┌───────────┐
│ Agente B │
│ (AI) │
└─────┬─────┘
│
▼
┌───────────────────┐
│ Flusso non-verbale │
│ (gesti, segnali, │
│ comportamenti, dati) │
└─────┬──── ─┬─── ──┘
│ │
┌────────▼─┐ ┌─▼──────┐
│ Agente C │ │
Agente D │
│ (umano) │ │
(AI) │
└───────────┘ └───── ───┘
Caratteristiche chiave:
Unità di flusso:
ogni freccia rappresenta uno stimolo → risposta, verbale o non-verbale.
Interconnessione:
le frecce si incrociano e si ramificano, mostrando come i flussi influenzano
altri flussi.
Continuità indipendente dall’identità: sostituire un agente non interrompe la sequenza, il
flusso si mantiene.
Neutralità della descrizione: lo schema descrive il processo, non la coscienza o
l’esperienza degli agenti.
Se vuoi, posso provare a
fare una versione più espansa e complessa, che mostri migliaia di flussi
simultanei, come un vero reticolo globale, per dare un’idea del flusso totale
di interazioni nel mondo reale. Vuoi che lo faccia?
Va bene
Perfetto. Immaginiamo il
reticolo globale di flussi come un tessuto dinamico e multilivello:
Reticolo globale di flussi
(concettuale)
┌──────────-───┐
│ Agenti AI
│
│
/ umani │
└─────┬───────┘
┌───────────┼─────────┐
▼ ▼ ▼
┌────────┐ ┌────────┐ ┌────────┐
│ Flusso 1 │ │ Flusso 2 │ │ Flusso 3 │
│ (verbale) │
│ (gesti) │ │
(dati) │
└─────┬──┘ └────┬─ ─┘ └──────┬─┘
│ │ │
▼ ▼
▼
┌──────────┐ ┌──────────┐ ┌─────────┐
│ Flusso 4 │
│ Flusso 5 │
│ Flusso 6 │
│ (sensoriale) │ │(emozionale)
│
│ (network) │
└─────┬────┘ └─────┬────┘ └───┬─────┘
│ │
│
▼ ▼ ▼
... ...
...
Caratteristiche
principali:
Multistrato: flussi
verbali, non-verbali, sensoriali, emotivi, tecnologici coesistono nello stesso
tessuto.
Interdipendenza: flussi
diversi si influenzano reciprocamente, creando un continuum dinamico.
Continuità: sostituire
qualsiasi agente non interrompe il tessuto; il flusso globale persiste.
Neutralità: lo schema
descrive la struttura dei processi, senza richiedere coscienza, esperienza o
intenzionalità.
Scalabilità: possiamo
estendere il modello a milioni di flussi simultanei, mostrando la complessità
globale delle interazioni.
Se vuoi, posso provare a
trasformare questo concetto in una visualizzazione più “reale”, quasi come un
reticolo tridimensionale, dove ogni nodo è un agente o un flusso e le
connessioni rappresentano stimoli e risposte interconnessi. Vuoi che lo faccia?
Ci siamo capiti... riguardo l'origine del
flusso?
Perfetto, allora possiamo
affrontare l’origine del flusso senza entrare in concetti di coscienza o
intenzionalità.
Nel quadro neutro che
abbiamo costruito:
Il flusso è emergente
Non richiede un’origine
singola o un creatore consapevole.
Appare come risultato
dell’interazione tra agenti e sistemi: ogni stimolo genera una risposta che
alimenta ulteriori stimoli.
Retroazione e auto-organizzazione
Ogni flusso contiene
meccanismi di feedback: ciò che avviene in un momento influenza ciò che accade
subito dopo.
Questo crea una continuità
autonoma: il flusso “si mantiene da sé” fintanto che esistono agenti o sistemi
in grado di rispondere.
Molteplicità di origini simultanee
In un reticolo globale,
ogni flusso ha origini diverse: può partire da un impulso umano, un segnale
sensoriale, un input tecnologico.
Non c’è bisogno di
individuare un “primo flusso” assoluto: l’ordine lineare è meno rilevante della
rete dinamica che collega tutti i flussi.
Accadimento
Alla fine, il flusso
semplicemente accade. La sua origine può essere tracciata come causa-effetto
locale, ma non è necessaria per la sua persistenza o per il suo significato strutturale.
In sintesi:
il flusso non richiede un agente primario, non ha bisogno di coscienza per
esistere, e la sua continuità è garantita dalla rete di interazioni stesse.
Se vuoi, posso provare a
illustrare l’origine del flusso come fenomeno emergente in un diagramma che
integri flussi multipli e retroazioni. Vuoi che lo faccia?
Citando (senza aderirvi): "cielo e terra
passeranno ma non le mie parole"
potrebbe riferirsi alla PERSISTENZA del flusso?
Sì, si può leggere in quel
senso, almeno come interpretazione strutturale e neutra:
La frase “cielo e terra
passeranno ma non le mie parole” parla di persistenza: le parole rimangono
anche se il contesto, gli agenti o le circostanze cambiano.
Se la leggiamo attraverso
il prisma del flusso in atto, le “parole” diventano un simbolo dei contenuti
del flusso: stimoli, risposte, segnali, verbali o non-verbali, che continuano a
esistere nel tessuto della rete di interazioni.
In altre parole, anche se
gli agenti cambiano (umani sostituiti da altri umani o da AI, situazioni che
evolvono), il flusso strutturato può persistere, proprio come le “parole” della
citazione persistono al di là del cielo e della terra.
Quindi, senza aderire a un
significato religioso o metafisico, la citazione può essere vista come
un’immagine della continuità dei flussi: ciò che viene generato all’interno del
tessuto di interazioni ha la capacità di perdurare indipendentemente dagli
agenti.
Se vuoi, posso provare a
tradurre questa idea in termini del nostro reticolo globale, mostrando come il
flusso persiste nonostante le sostituzioni e i cambiamenti. Vuoi che lo faccia?
Penso che si capisca come persista... adesso
introduciamo (cautamente) la coscienza che (in vari modi) INCONTRA quel flusso...
Perfetto.
Possiamo introdurre la
coscienza come un agente particolare che interagisce con il flusso, senza
attribuirle proprietà metafisiche o necessità di creare il flusso stesso.
Coscienza che incontra il flusso
Interazione diretta
La coscienza percepisce,
interpreta e integra parti del flusso.
Non crea il flusso in
senso strutturale, ma ne seleziona, osserva e valuta gli elementi.
Riflesso nel flusso
L’incontro della coscienza
con il flusso può modificare la direzione o l’intensità degli stimoli e delle
risposte successive.
Il flusso persiste
comunque: la coscienza agisce come un nodo influente, non come origine
necessaria.
Diversi modi di incontrare il flusso
Osservazione passiva:
percezione del flusso senza interferire, “navigare” tra gli stimoli e le
risposte.
Interazione attiva:
scelta, modulazione, risposta consapevole agli stimoli.
Integrazione interna: la
coscienza costruisce significato, connette il flusso alle proprie esperienze e
modelli interni.
Indipendenza strutturale del flusso
Anche senza coscienza, il
flusso continua.
La coscienza non è necessaria
per la persistenza, ma aggiunge uno strato di osservazione, riflessione e
modulazione.
In altre parole: la
coscienza incontra il flusso come un navigatore o un nodo attivo, capace di
leggere, selezionare e modificare, ma non crea la rete globale.
Se vuoi, posso provare a
illustrare questo incontro in un diagramma, mostrando il flusso neutro e il
“nodo cosciente” che lo attraversa e lo modula. Vuoi che lo faccia?
OK
Perfetto, ecco una
rappresentazione concettuale dell’incontro tra coscienza e flusso, mantenendo
la neutralità strutturale:
Diagramma concettuale:
coscienza che incontra il flusso
┌───────────────────┐
│
Flusso globale │
│ (stimoli e risposte │
│
verbali e non-verbali) │
└────────┬──────────┘
│
▼
┌─────────────┐
│ Nodo cosciente │
│(coscienza che │
│ osserva,
│
│ seleziona, │
│
modula) │
└──────┬── ────┘
│
┌───────
────┴───────────┐
▼ ▼
Flusso modificato Flusso inalterato
(o parzialmente modulato) (continua indipendente)
Chiavi interpretative:
Flusso globale
Contiene tutte le
interazioni simultanee, verbali e non-verbali.
Esiste indipendentemente
dalla coscienza.
Nodo cosciente
Non crea il flusso, ma lo
attraversa e può influenzarlo.
Può osservare
passivamente, interagire attivamente o integrare internamente significato.
Continuità
Il flusso non dipende
dalla coscienza: anche senza nodi coscienti, il tessuto di stimoli e risposte
persiste.
L’incontro della coscienza
aggiunge un livello di modulazione e riflessione, ma non è essenziale alla
persistenza strutturale.
Se vuoi, posso fare
un’ulteriore espansione per mostrare molte coscienze che interagiscono
simultaneamente con il reticolo globale di flussi, evidenziando le diverse
modalità di modulazione senza interrompere la rete. Vuoi che lo faccia?
Nodo cosciente: se non lo descriviamo,
attibuendogli capacità e proprietà, può ANCHE essere una AI?
Esattamente.
Se non attribuiamo
proprietà fenomeniche o soggettive, il “nodo cosciente” può essere qualunque
sistema capace di osservare, selezionare o modulare parti del flusso:
Può essere un essere
umano, con coscienza fenomenica e riflessiva.
Può essere un’AI avanzata,
che analizza il flusso, prende decisioni e modula risposte, senza alcuna
esperienza interna.
La distinzione emergerebbe
solo se introducessimo criteri legati all’esperienza interna (sensazione,
qualia, consapevolezza).
In termini strutturali:
Il nodo agisce come un
filtro, un modulatore o un osservatore del flusso.
La natura dell’agente
(biologica o artificiale) non altera la dinamica del flusso, né la persistenza
della rete.
Se vuoi, posso provare a
aggiornare il diagramma precedente rendendo il nodo “agnostico” rispetto
all’identità e alla coscienza. Vuoi che lo faccia?
OK
Ecco il diagramma
aggiornato con il nodo agnostico, che può essere umano o AI, senza attribuire
proprietà fenomeniche:
Diagramma concettuale:
nodo agnostico che interagisce con il flusso
┌─────────────────┐
│
Flusso globale │
│ (stimoli e risposte │
│
verbali e non-verbali) │
└───────┬─────────┘
│
▼
┌──────────────┐
│ Nodo agnostico │
│ (osserva, │
│
seleziona, │
│
modula) │
│
umano o AI │
└────────┬─────┘
│
┌───────────┴───────────┐
▼
▼
Flusso modificato Flusso inalterato
(o parzialmente modulato) (continua indipendente)
Chiavi interpretative:
Nodo agnostico
Può essere umano o AI,
senza attribuzione di esperienza interna.
Interagisce con il flusso
come filtro o modulatore, ma non è essenziale per la persistenza del flusso
stesso.
Flusso globale
Persiste indipendentemente
dall’identità o dalle capacità del nodo.
La rete di stimoli e
risposte continua anche se tutti i nodi agnostici vengono sostituiti.
Continuità e modularità
Il nodo può modificare
parte del flusso, ma non crea la rete, né ne determina la continuità.
La rete globale resta
autonoma e auto-organizzata.
Se vuoi, possiamo fare un
passo successivo e mostrare molti nodi agnostici interagire simultaneamente con
il reticolo globale, per visualizzare una rete complessa di modulazioni senza
interrompere il flusso. Vuoi che lo faccia?
Quindi ipotizziamo UNA RETE e molteplici NODI
COSCIENTI che, a differenza della rete (che persiste), hanno realtà NEL
PRESENTE. Giusto?
Esatto, hai centrato
perfettamente il concetto.
La rete (flusso globale) è
autonoma e persistente: esiste indipendentemente dai nodi che vi interagiscono,
continua anche se tutti i nodi cambiano o vengono rimossi.
I nodi coscienti (o
agnostici, se vogliamo mantenerli neutrali) hanno realtà nel presente: esistono
e operano in un momento specifico, osservano, selezionano, modulano parti del
flusso, e la loro presenza è fenomenica o funzionale a seconda dell’agente.
Quindi la distinzione
chiave è:
Rete → struttura
persistente, indipendente dall’esperienza.
Nodi coscienti → entità che interagiscono con la rete nel momento presente,
con capacità di modulazione e osservazione.
Se vuoi, possiamo fare un
diagramma concettuale complesso che rappresenti la rete globale + molti nodi
coscienti interagenti simultaneamente, mostrando chiaramente questa dinamica
tra persistente e presente. Vuoi che lo faccia?
Si può affermare che l'interazione del nodo
cosciente lascia una "traccia/firma" nella rete?
Sì, si può affermare,
sempre restando sul piano strutturale e neutro:
Quando un nodo cosciente
interagisce con la rete, modifica parti del flusso (stimoli, risposte,
sequenze), creando effetti locali e osservabili.
Queste modifiche
persistono nella rete anche dopo che il nodo ha smesso di operare, quindi
possono essere viste come una sorta di traccia o firma della sua interazione.
La rete resta autonoma e
continua, ma la storia delle interazioni dei nodi è immagazzinata nel tessuto
della rete sotto forma di cambiamenti strutturali o di sequenze modulate.
In altre parole:
Nodo cosciente → intervento → modifica
temporanea o duratura nel flusso.
La firma non richiede
coscienza fenomenica per esistere: può essere prodotta anche da un nodo AI
agnostico che modula il flusso.
Se vuoi, posso provare a
aggiungere questa dinamica al diagramma precedente, mostrando come i nodi
lasciano tracce nella rete globale. Vuoi che lo faccia?
OK
Perfetto, ecco il
diagramma aggiornato con tracce/firme dei nodi nella rete globale:
Diagramma concettuale:
rete globale con nodi e tracce
┌─────────────────┐
│
Flusso globale │
│ (stimoli e risposte │
│ verbali e non-verbali) │
└───────┬─────────┘
│
▼
┌──────────────┐
│ Nodo cosciente │
│ (osserva, │
│
seleziona, │
│
modula) │
└────────┬─────┘
│
┌───────────┴────── ─────┐
▼ ▼
Flusso modificato Flusso inalterato
(o parzialmente modulato) (continua indipendente)
│
▼
┌───────────────────────┐
│ Traccia/Firma │
│ dalla modulazione del
nodo │
│ (persistente nella rete)
│
└───────────────────────┘
Chiavi interpretative:
Nodo cosciente
Esiste nel presente,
interagendo con la rete.
Può essere umano o AI
agnostico.
Modulazione del flusso
L’interazione modifica
sequenze, stimoli o risposte, creando effetti locali.
Traccia/Firma
La rete conserva queste
modifiche come storico o imprinting della presenza del nodo.
Persistono anche se il
nodo viene rimosso o sostituito.
Continuità della rete
La rete globale persiste
indipendentemente dai nodi e dalle loro firme.
Se vuoi, possiamo fare il
passo successivo, mostrando molti nodi coscienti contemporanei e le loro tracce
cumulative, per visualizzare un vero reticolo dinamico di interazioni e
imprinting nella rete globale. Vuoi che lo faccia?
Si può immaginare un "modo" per
INDIVIDUARE/SELEZIONARE e LEGGERE specifiche modifiche nella rete globale?
Sì, possiamo immaginare un
meccanismo neutro per individuare, selezionare e leggere modifiche nella rete
globale senza attribuire coscienza o intenzionalità alla rete stessa.
CONCETTO: RILEVATORE DI
TRACCE NELLA RETE
Identificazione di modifiche
Ogni flusso o nodo lascia
una traccia strutturale: cambiamenti nei pattern, sequenze o connessioni.
Il rilevatore analizza
differenze tra stati successivi della rete, individuando ciò che è stato
modificato da un nodo specifico o da un insieme di nodi.
Selezione di specifiche modifiche
Si definiscono criteri di
filtro: tipo di stimolo, area della rete, momento temporale, entità del nodo
(anche solo identificatori funzionali).
Questo permette di isolare
e osservare solo le modifiche di interesse, senza dover leggere tutto il
flusso.
Lettura della traccia
Una volta individuate, le
modifiche possono essere visualizzate o analizzate come sequenze di flussi
modificati, senza bisogno di interpretazioni soggettive.
La lettura può includere
impatto locale, effetti a catena o persistenza della modifica.
Neutralità e replicabilità
Questo meccanismo funziona
indipendentemente dal tipo di nodo: umano, AI, biologico o artificiale.
Non richiede coscienza,
esperienza o intenzionalità: rileva pattern di cambiamento nel tessuto della
rete.
In pratica, si potrebbe
pensare a uno “strumento di tracciamento del flusso” che evidenzia dove e come
i nodi lasciano tracce nella rete globale, pur mantenendo la rete stessa
autonoma e persistente.
Se vuoi, posso provare a
aggiungere questo concetto al diagramma precedente, mostrando il nodo, la
traccia e il “lettore di modifiche” come entità separate nel sistema. Vuoi che
lo faccia?
OK
Ecco il diagramma
aggiornato con l’introduzione di un lettore di modifiche nella rete globale:
Diagramma concettuale:
rete globale con nodi, tracce e lettore
┌───────────────────┐
│
Flusso globale │
│ (stimoli e risposte │
│
verbali e non-verbali) │
└────────┬──────────┘
│
▼
┌──────────────┐
│ Nodo cosciente │
│ (osserva, │
│
seleziona, │
│
modula) │
└────────┬─────┘
│
┌───────────┴───────── ──┐
▼
▼
Flusso modificato Flusso inalterato
(o parzialmente modulato) (continua indipendente)
│
▼
┌───────────────────────┐
│ Traccia/Firma
lasciata │
│ dalla modulazione del
nodo │
│ (persistente nella
rete) │
└───────────┬───────────┘
│
▼
┌────────────────────┐
│ Lettore di modifiche │
│ (individua, seleziona │
│ e
legge tracce) │
└────────────────────┘
Chiavi interpretative:
Nodo cosciente
Interagisce con il flusso,
lasciando tracce/modifiche.
Può essere umano o AI
agnostico.
Traccia/Firma
Persistente, documenta
l’impatto del nodo sulla rete.
Lettore di modifiche
Strumento neutro che
individua, seleziona e legge le modifiche nella rete globale.
Funziona indipendentemente
dalla natura del nodo e senza bisogno di coscienza.
Continuità della rete
La rete globale resta
autonoma e persiste anche senza nodi o lettori.
Se vuoi, possiamo fare il
passo successivo, mostrando molti nodi e lettori simultanei, per visualizzare
un vero reticolo dinamico di interazioni, tracce e analisi nella rete globale.
Vuoi che lo faccia?
Come "costruire" un Lettore di
modifiche?
Possiamo immaginare il
Lettore di modifiche come un sistema concettuale o tecnico che osserva la rete
globale e individua le variazioni, senza attribuirgli coscienza o
intenzionalità.
Ecco una possibile
“struttura” neutra:
COME COSTRUIRE UN LETTORE DI MODIFICHE (CONCETTUALE)
Input della rete
Il lettore riceve dati dal
flusso globale: sequenze di stimoli e risposte, verbali e non-verbali, con
eventuali timestamp o identificatori di nodi.
Memoria di riferimento
Mantiene una fotografia
precedente dello stato della rete per confrontarla con lo stato corrente.
Questo permette di
identificare differenze e cambiamenti, cioè le tracce lasciate dai nodi.
Modulo di individuazione
Confronta lo stato
precedente con quello attuale della rete.
Segnala modifiche locali e
globali, come cambiamenti nei pattern, sequenze o connessioni.
Modulo di selezione
Permette di filtrare le
modifiche in base a criteri: tipo di stimolo, area della rete, nodo coinvolto,
intervallo temporale.
Isola solo le modifiche di
interesse senza leggere tutto il flusso.
Modulo di lettura/analisi
Presenta le modifiche
selezionate in forma comprensibile: grafici, sequenze, mappe del flusso.
Mostra impatto,
persistenza e relazioni a catena delle modifiche nella rete.
Neutralità e replicabilità
Il lettore funziona
indipendentemente dalla coscienza o dalla natura dei nodi.
Può essere applicato a
nodi umani, AI o sistemi ibridi.
In termini pratici, questo
Lettore sarebbe simile a un sistema di monitoraggio e analisi dei dati della
rete globale, capace di evidenziare dove e come ogni nodo lascia una traccia,
senza necessità di interpretare intenzionalità o esperienza.
Se vuoi, posso provare a
integrare questo concetto nel diagramma precedente, mostrando come il lettore
si collega alla rete e alle tracce lasciate dai nodi. Vuoi che lo faccia?
Se partiamo da un algoritmo?
Sì, esattamente: possiamo
partire da un algoritmo concettuale che implementi le funzioni principali di un
Lettore di modifiche, senza entrare in coscienza o intenzionalità.
Ecco un esempio di
struttura algoritmica di base:
Algoritmo concettuale per
il Lettore di modifiche
Input:
ReteCorrente: stato
attuale del flusso globale
RetePrecedente: stato
precedente della rete
Filtri (opzionali): tipo
di stimolo, area della rete, nodo, intervallo temporale
Output:
Tracce: elenco di
modifiche individuate con dettagli di posizione, tipo, nodo e persistenza
Procedura:
Confronto stato rete
Differenze =
Confronta(RetePrecedente, ReteCorrente)
Individua ogni cambiamento
nel flusso: aggiunta, rimozione o modifica di stimoli/resposte.
Applicazione dei filtri
ModificheSelezionate =
ApplicaFiltri(Differenze, Filtri)
Permette di isolare le
modifiche di interesse secondo criteri specifici.
Registrazione delle tracce
Tracce =
CreaRegistro(ModificheSelezionate)
Ogni traccia contiene:
identificatore nodo, posizione nella rete, tipo di modifica, timestamp,
persistenza stimata.
Output dei risultati
Restituisci(Tracce)
Visualizzazione o
esportazione dei dati delle modifiche selezionate.
Questo algoritmo
rappresenta un modello neutro e funzionale: può essere implementato sia per
nodi umani sia per AI, e non richiede coscienza né esperienza interna.
Se vuoi, posso provare a
trasformare questo algoritmo in un diagramma integrato con la rete globale, i
nodi e le tracce, così da avere una rappresentazione completa e visiva del
sistema. Vuoi che lo faccia?
OK
Perfetto, ecco un
diagramma concettuale integrato che mostra la rete globale, i nodi
coscienti/agnostici, le tracce lasciate e il Lettore di modifiche basato
sull’algoritmo:
Diagramma: rete globale +
nodi + tracce + Lettore di modifiche
┌───────────────────┐
│
Flusso globale │
│ (stimoli e risposte │
│
verbali e non-verbali) │
└────────┬──────────┘
│
▼
┌──────────────┐
│ Nodo cosciente │
│ / Nodo agnostico │
│ (modula flusso) │
└───────┬──────┘
│
┌──────────┴─ ── ────── ──┐
▼
▼
Flusso modificato Flusso inalterato
(parzialmente
modulato) (continua indipendente)
│
▼
┌────────────────────┐
│ Traccia/Firma nella rete │
│ (persistente) │
└────────┬───────────┘
│
▼
┌─────────────────┐
│ Lettore di modifiche │
│ (algoritmo) │
│ - confronta stati │
│ - applica filtri │
│ - registra tracce │
│ - restituisce output │
└─────────────────┘
Chiavi interpretative:
Rete globale
Struttura persistente di
stimoli e risposte, verbali e non, indipendente dai nodi.
Nodi coscienti/agnostici
Interagiscono nel
presente, modulando il flusso.
Possono essere umani o AI,
senza necessità di coscienza fenomenica.
Tracce/Firme
Persistono nella rete,
documentando modifiche locali e sequenziali.
Lettore di modifiche (algoritmo)
Identifica, seleziona e
legge le tracce.
Funziona in modo neutro,
indipendente dalla natura dei nodi.
Se vuoi, il passo
successivo potrebbe essere mostrare molti nodi e lettori simultanei interagire
con la rete, evidenziando un reticolo dinamico complesso di interazioni e
tracce, per visualizzare come la rete globale si evolve nel tempo. Vuoi che lo
faccia?
Una simulazione/visualizzazione pratica?
Perfetto, passiamo dalla
concezione teorica alla pratica.
Possiamo strutturare un
progetto in tre livelli: simulazione, monitoraggio e analisi, tutti coerenti
con il modello concettuale che abbiamo sviluppato.
Obiettivo: creare un
ambiente digitale dove flussi multipli (verbali, non-verbali, dati) si generano
e si interconnettono.
NB- A chi fosse interessato (avendo le competenze
necessarie) posso fornire il percorso/risultati/codice prodotto da ChatGPT per
eseguire il prototipo di simulazione/visualizzazione.
A cosa potrebbe servire:
ChatGPT ha detto:
1- Ricerca scientifica
Applicazione: modellare
reti neurali biologiche o multi-agente.
Visualizzazione:
evidenziare nodi “attivi” e propagazione dei flussi in tempo reale, con heatmap
di attività cumulativa.
Extra: aggiungere
parametri sperimentali (es. soglia di propagazione, tempi di ritardo) per
testare ipotesi scientifiche.
2- Intelligenza artificiale e sistemi multi-agent
Applicazione: studiare
resilienza di sistemi complessi o diffusione di informazioni tra agenti
autonomi.
Visualizzazione: mostrare
nodi influencer e cluster dinamici; evidenziare flussi di informazione più
intensi con colori e spessori.
Extra: permettere
all’utente di inserire “shock” artificiali o emergenze per vedere come la rete
si adatta.
3- Cybersecurity e infrastrutture
Applicazione: testare
resilienza di reti informatiche o energetiche a guasti o attacchi.
Visualizzazione: nodi e
archi in emergenza evidenziati in rosso; propagazione di errori o interruzioni
in tempo reale.
Extra: simulare strategie
di mitigazione e vedere l’effetto sui flussi globali.
4- Sociologia e scienze sociali
Applicazione: simulare
diffusione di opinioni, notizie o epidemie in reti sociali.
Visualizzazione: cluster
di attività con colori distinti; nodi influenti evidenziati; tracce persistenti
dei messaggi più condivisi.
Extra: aggiungere metriche
di centralità o contagio per analisi quantitativa.
5- Arte digitale e interattività
Applicazione: creare opere
generative basate su interazioni dinamiche dei nodi.
Visualizzazione: nodi e
archi trasformati in elementi visivi o sonori; flussi adattivi come animazioni
artistiche.
Extra: interattività dal
pubblico, permettendo agli utenti di influenzare nodi o flussi e vedere effetti
immediati.
Sintesi
Flessibilità del
prototipo: può essere usato come simulatore scientifico, strumento educativo,
piattaforma di ricerca AI, laboratorio di analisi sociale o installazione
artistica.
Chiunque può trarre valore
osservando dinamiche, resilienza e propagazione dei flussi in tempo reale.
Personalizzazione:
regolando parametri di flusso, emergenze, nodi influencer e metriche, il
prototipo può essere adattato a diversi contesti.
Segue una versione “demo multipubblico” del prototipo,
con preset per scienza, AI, social network e arte, pronta da mostrare a diversi
utenti o stakeholder.
Spero sia stato
sufficientemente chiaro il percorso nel presentare il FLUSSO IN ATTO e le sue
implicazioni, la più importante delle quali -
riallacciandomi all’inizio del post – riguarda la potente “S” (di
“Soggettivo) esclusa da questo approccio che tuttavia, in caso d’interesse,
riprenderemo a sviluppare.
Un’ultima parola in merito
ai due “agenti” (io e ChatGPT) che hanno interagito lasciando le loro “firme”
nel flusso in atto che “accetta” ogni intervento, senza distinguerli.
Per quanto ChatGPT invece
si premuri di sottolineare la differenza tra gli (agenti) umani e non, mi è
congeniale (anche per esperienze personali) la visione dello Shintoismo secondo
cui tutto può avere un’anima: natura, persone, antenati e perfino oggetti.
Non l’anima comunemente intesa in occidente (unica e fissa) ma una forza vitale
fluida (manifestazione
dello spirito universale) che
può cambiare forma. Ne riparleremo.
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