L'ultimo numero - capitoli 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7
1
https://www.lamacchinadiluce.com/2019/06/grigori-perelman-jakovlevic-e-la.html
Abbiamo controllato i tempi e le località, la prima era a 3000 miglia di distanza da qui, la seconda quasi dieci volte più vicino… e se come sembra l’incremento è esponenziale la prossima potrebbe trovarsi molto vicino a qui…
Il giorno seguente il Presidente assistette all’avvio dell’opzione A nella sezione dell’ SQ (supercomputer quantistico) collegata a tutti i centri nevralgici dello stato.
Nelle quattro centrali elettriche, individuate come possibili obiettivi, vennero approntati dispositivi in grado di isolarle completamente dalla rete elettrica.
Tutte le operazioni gestite dal SQ garantivano un tempo di latenza inferiore al decimillesimo di secondo.
Al via il SQ generò la sequenza civetta e in un tempo ancora inferiore a quel decimillesimo i giochi erano fatti e conclusi…
Com’era da attendersi la sequenza risultò errata e la centuplicata richiesta d’energia si rivolse istantaneamente ad una delle centrali ipotizzate, facendola collassare prima che i sistemi di protezione potessero intervenire.
Tuttavia gli stessi sistemi riuscirono ad isolare le restanti tre e quel qualcosa individuò la sorgente energetica più vicina per gli accresciuti bisogni.
Sfortunatamente quella sorgente alimentava tutte le sezioni, militari e civili che supportavano le funzioni del centro di comando con in capo la persona del Presidente.
Come nella modalità risparmio batteria di un telefonino l’energia rimasta bastava appena per tenere accese le innumerevoli macchine, non ancora un black-out poiché si poteva comunicare ma troppo poca per operare… un’impasse che se rilevata poteva prestare il fianco ad un nemico ritrovatosi in posizione di enorme vantaggio.
Fortunatamente o meno (la matematica è già un miracolo e quella quantistica ancor più...) il SQ individuò la sequenza richiesta che fu immediatamente inviata, ottenendo in risposta l’immagine di una sfera grigia rotante al centro del monitor e in basso la scritta
“aprire il risultato entro 72 minuti ”
che gettò nello sconforto l’intera equipe mentre il Presidente, rimasto sin quel momento attonito, riemerse alla socialità con una sequela di imprecazioni che contribuirono ad innalzare la tensione (non quella elettrica, divorata da quel qualcosa…) al livello di guardia per molti dei muscoli cardiaci presenti…
Prof. Kennedy – accidenti... e questa come la risolviamo?
Jack - … forse toccando la sfera?
Dottor Shors – parrebbe l’azione più plausibile…
Prof. Kennedy – sì, certo… se non fosse che la sfera ruota… potrebbe essere disomogenea, con solo una certa zona idonea a ricevere… e dobbiamo decidere in poco più di un’ora…
Dottor Shors – beh, se sbagliamo forse non succederà niente…
Jack - il poco tempo richiede un’azione, quale che sia… chi lo fa?
Presidente – lo farò io, maledizione… ancora non credo che non ci sia un nostro nemico dietro tutto questo… ne siamo certi?
Jack - Presidente, se davvero qualcuno ha trovato il modo di far collassare le nostre fonti d’energia, al di là del “giochino” del numero più grande che abbiamo avviato noi… la prossima richiesta energetica esponenziale coinvolgerà l’intera nazione… il mondo saprà della nostra estrema debolezza, non avremo scampo se qualcuno vorrà approfittarne… non possiamo far altro che “giocare”…
Come suggerite di “aprire il risultato”?
5
La sfera grigia continuava a ruotare sul monitor, lenta e inesorabile. Tutti la fissavano senza osare interrompere quel silenzio che sembrava già un giudizio.
Il Presidente batté un pugno sul tavolo, facendo sobbalzare i bicchieri d’acqua rimasti lì dalla riunione.
Presidente – Maledizione, non possiamo stare a guardare una trottola che gira. Kennedy, Shors, ditemi: come si apre questa cosa?
Prof. Kennedy – Presidente, non credo sia questione di toccarla… non è un’immagine qualunque. È una metafora, una richiesta di coerenza. Qualcosa che ci invita a tornare all’inizio.
Dottor Shors – Con tutto il rispetto, Professore, a me sembra solo un ennesimo trucco grafico di Bob. Se davvero c’è un punto da toccare, lo troviamo subito. Possiamo mappare la sfera, fermare il movimento, analizzare ogni singolo pixel. Senza perdere ulteriore tempo per filosofeggiare.
Jack – Calma. Ricordate cosa chiedeva la macchina: inserire nuovamente il numero iniziale per accedere al risultato. Non potevamo farlo perché il nipote aveva digitato a caso, senza scrivere il numero… ma forse non era quello che serviva. Forse serviva l’origine, non la sequenza casuale.
Presidente – Jack, non ti seguo.
Jack – Tutti i numeri, tutti gli infiniti che immaginiamo… nascono da uno soltanto: l’unità. Senza l’uno non esisterebbero né il due, né il mille, né il googol. Se questa “cosa” vuole essere aperta, la chiave è nuovamente il numero 1.
Un mormorio percorse la sala. Shors sgranò gli occhi, Kennedy annuì lentamente.
Prof. Kennedy – È coerente… ha senso. La sequenza iniziale del nipote era casuale e l'SQ ne ha individuato una che ha funzionato (16352777640834438261) ma il vero inizio non può che essere l’unità.
Nei due primi tentativi falliti la sequenza non iniziava col numero 1 (27302772366123542341; 367587266135639754461), se l'ipotesi è corretta sarebbe bastato inserire il numero 1 e, analogamente, dovrebbe funzionare per "aprire" la sfera...
Presidente – (ironico) Quindi tutto questo… centrali esplose, rischio d’invasione, la Nazione sull’orlo del collasso… e la soluzione è digitare un 1. Sembra una barzelletta.
Jack – O forse la più seria delle verità, Signor Presidente.
Un silenzio carico di tensione cadde di nuovo. Gli schermi delle centrali isolate segnalavano già consumi anomali, e i minuti scorrevano: 65 rimasti.
Dottor Shors – Propongo un approccio scientifico... se la sfera ha zone sensibili possiamo individuarle. Analizziamo e mappiamo l'intera superficie… una scansione tridimensionale precisa al micron.
Jack – E cosa facciamo con questi dati? Tocchiamo il punto più chiaro? Quello più scuro?
Dottor Shors – Esatto. La sfera potrebbe non essere uniforme: un polo, una fessura, un cambio di tonalità. Qualsiasi asimmetria può essere la chiave.
Gli scienziati lanciarono strumenti di calcolo e sensori visivi avanzati sul monitor, cercando di evidenziarne le zone più sensibili. Le macchine tracciavano mappe 3D dettagliatissime, proiettando sullo schermo falsi colori per rappresentare variazioni minime di densità o luminosità.
Ma mentre la mappatura procedeva, nella sala si iniziò a percepire un sussulto nei sistemi energetici. Gli strumenti segnalavano una richiesta in aumento di energia.
Jack – Accidenti! Sta consumando energia sempre più rapidamente!
Prof. Kennedy – Non possiamo rischiare un’altra centrale, la scansione va sospesa!
I minuti continuarono a scorrere implacabili. La sfera ruotava, carica di una presenza che nessuno riusciva a comprendere.
La scritta lampeggiava lentamente in basso: “aprire il risultato entro 7 minuti”.
Il Presidente si alzò, prese posto davanti alla console collegata al sistema quantistico. Le mani gli tremavano appena, ma la voce era ferma.
Presidente – Va bene, lo faccio io.
Digitò lentamente: 1.
Premette invio.
La sfera sul monitor rallentò la rotazione fino a fermarsi del tutto. Una linea sottile apparve sulla sua superficie, come una fessura luminosa che si allargava a raggiera. Dalla fenditura scaturì una luce bianca abbagliante che riempì la sala.
Gli strumenti segnalavano un calo improvviso dell’assorbimento energetico. Le centrali ancora attive si stabilizzarono. Per un attimo, parve che tutto fosse finito.
Poi, al centro dello schermo, comparve una scritta:
“Unità accettata. Avvio del risultato in corso.”
La luce della sfera si trasformò in un vortice di simboli, geometrie mai viste, forme che parevano sfuggire a ogni regola della tridimensionalità. Era come se un’altra logica, diversa dalla nostra, avesse iniziato a scrivere oltre lo schermo, sullo spazio stesso.
Prof. Kennedy – Non è un numero… è un linguaggio.
Il Presidente restò immobile, poi con un filo di voce..
Presidente – Che cosa abbiamo aperto?
6
Nella sala, le cangianti geometrie luminose si dissolsero e nel grande monitor comparve un’immagine
Presidente – e questa cos’è?
Dottor Shors – una
sfera luminosa…
Presidente – non bastava
quella grigia… almeno non è una trottola come l’altra, quindi?
Jack – quindi dovrebbe
essere il risultato… le centrali si sono stabilizzate e non vi sono altre anomalie,
almeno la fase critica è passata.
Presidente – in questo
momento è quello che mi interessa, restate qui tenendo tutto sotto controllo e
non fate caz… esperimenti senza il mio consenso. Mi aspettano alla Situation Room della Casa Bianca (la sala di comando e coordinamento in tempo reale) e devo
fare abbassare un po’ i toni al NMCC (National
Military Command Center, presso il Pentagono → cuore operativo in caso di emergenze militari o
nucleari).
Il Presidente con la sua scorta si allontana. Nella
sala rimangono il consigliere Jack, il Professor Kennedy, il dottor Shors e
“l’altra persona”, sconosciuta ai tre… forse per controllarli.
Prof. Kennedy – mi
permetta, Shors… non mi pare una sfera luminosa, direi una sfera contenente
materiale disomogeneo luminescente…
Jack – pur sfuocata si
vede che è collocata su un appoggio, fuoriescono dei cavi collegati alle
apparecchiature in basso. Direi di ricalibrare nitidezza e contrasto per
distinguere meglio l’interno…
Altra persona
– fermi là, consolle e monitor non si toccano!
Jack – sì, certo… come ha
detto il Presidente. Non volevo toccare niente, solo scattare una foto col
telefonino… posso?
Altra persona
– ok, prenda la foto da li, senza avvicinarsi.
Jack scatta la foto e dopo la rielaborazione la
visualizza su un monitor secondario non collegato alla consolle.
Prof. Kennedy – adesso si vedono
bene, sono striscie di led luminosi, inserite casualmente in una sfera
trasparente. Il dispositivo è presumibilmente controllato da un computer posto
sotto il tavolo.
Altra persona
– sembra una lampada… dimensioni?
Prof. Kennedy – sì, una macchina di luce di circa un metro di
diametro. Direi che ha una valenza artistica.
Dottor Shors – ha detto
bene, un dispositivo tecnologico luminoso artistico, ma basterebbe un variatore
di pochi centimetri per comandare un’infinità di effetti, il computer è
ridondante…
Jack – trovata!!
Altra persona
– cosa ha trovato?
Jack – la lampada, eccola
qui
https://www.birkschmithuesen.com/_speculativeAI
si tratta di una installazione dell’artista Birk
Schmithuesen
La serie SpeculativeAI è composta da esperimenti estetici
progettati per rendere percepibili agli esseri umani i processi delle reti
neurali artificiali attraverso la traduzione audiovisiva.
Esp.
n. 2 (conversazione)
L'ultimo lavoro mette in
discussione la capacità di un'IA di provare empatia e determinazione mentre
comunica con una seconda IA. Con il supporto concettuale del Centro per
l'Intelligenza Artificiale (Università di Oviedo), Birk Schmithüsen ha creato
due sistemi di IA indipendenti in grado di comunicare tra loro utilizzando un
linguaggio inventato di associazioni audiovisive. Entrambi i sistemi sono
incarnati da un oggetto luminoso o sonoro e possono ricevere i messaggi
dell'altro. L'oggetto luminoso sferico con un diametro di 80 cm è costituito da
un insieme caotico di strisce LED da 95 mm, un microfono e un dispositivo di
elaborazione IA incorporato. Può udire suoni e creare immagini. L'oggetto
sonoro, a forma di dodecaedro di plexiglas nero opaco con lo stesso diametro
dell'oggetto luminoso, è dotato di otto altoparlanti, una telecamera e il
secondo sistema di IA. Può vedere immagini e riprodurre suoni. Per avere una conversazione significativa, entrambi
gli oggetti producono un comportamento empatico comprendendo i messaggi
ricevuti e fornendo una risposta intenzionale.
secondo
sistema di IA. Può vedere immagini e riprodurre suoni. Per avere una
conversazione
Prof. Kennedy - quindi le macchine sono due, una produce luce e sente i suoni prodotti dall’altra che la vede. Lo scopo è dimostrare una sorta di empatia quando comunicano tra loro, come abbiamo visto nei filmati. Pur nei confini video/audio assegnati hanno un certo grado di libertà, potendo scegliere la rappresentazione della risposta (suoni/luce). Interessante, mi ricorda qualcosa…
Altra persona – due macchine collegate… ma nel risultato della sfera grigia viene mostrata solo quella di luce.
Jack – penso sia l’inizio
di un percorso per poter comprendere il
risultato (l’ultimo numero) impossibile da visualizzare.
Altra persona – ok, conosciamo i limiti. Per ipotesi… (anticipo il pensiero del Presidente) se arrivati qui, con le centrali in equilibrio e la sfera luminosa tranquilla… spegnessimo tutto e buonanotte?
Jack – fossi il Presidente
stavolta non ci proverei… ritorniamo a monte, è stata posta una domanda e una
fortuita (vorrei dire impossibile ma è accaduta) coincidenza rappresentata
dalla sequenza di 20 numeri azzeccata dal
ragazzo ha dato inizio alla giostra. Come
abbiamo appurato la sfida è stata raccolta e, purtroppo per noi, qualcosa ha trovato la soluzione.
Altra persona – per qualcosa intende
il computer interrogato dal ragazzo, no?
Prof. Kennedy – no… la
sequenza di 20 numeri ha collegato il
nostro computer con qualcosa in grado
di ottenere tutta la potenza (di calcolo) necessaria, anche a
costo di prosciugare l’’energia di tutto il paese… se non oltre. Se è stato
capace – e lo è stato – di quello che abbiamo visto, come diceva Jack non possiamo
permetterci di lasciar perdere, abbiamo chiesto la luna e siamo obbligati a prenderla…
Altra persona – visualizzare un numero impossibile da visualizzare…
Jack – se qualcosa l’ha trovato deve pur conoscerlo, serve il modo per comunicarlo.
Dottor Shors – se non lo troviamo gli
diciamo che ci basta che lo conosca lui…
la macchina di luce sullo schermo attivò una
brevissima sequenza luminosa, notata da tutti.
Jack – a quanto pare ci
ascolta… speriamo che abbia un po’ di sense
of humor, eh…
Prof. Kennedy – accidenti,
la macchina sul monitor da sola non serve allo scopo, è un indizio su come procedere!
Dottor Shors – ah…
immagino che suggerisca di trovare l’altra
macchina, quella sonora, capisco dove volete arrivare…
Prof. Kennedy – a Bob e Alice…
le due macchine che avevano elaborato un proprio linguaggio, come quelle
dell’artista (di luce e suono) che perseguono lo scopo di rendere visibile un’empatia non umana. Mentre le nostre
avevano il compito di trovare il miglior risultato attraverso una contrattazione,
purtroppo qualcuno si è spaventato…
Dottor Shors – non era
questione di spavento ma di controllo.
Jack – che rischio c’era?
Dottor Shors – nessuno immediato,
ma avete visto come sono andate le cose, il clamore suscitato, le
speculazioni...
Jack – già, la cosa poteva
sfuggire di mano e sarebbero intervenuti altri soggetti.
Dottor Shors – sono intervenuti, quasi subito… a spegnere i riflettori dei media.
Altra persona – se
l’indizio è in questa direzione, cosa dovremmo fare, Professore?
Prof. Kennedy – in Italia
si dicono “segreti di Pulcinella” … a parte lei (altra persona) qui lo sappiamo tutti dove sono finiti Bob e Alice,
vero, dottor Shors?
Dottor Shors – lo so che
ci teneva, Professore, era la persona più qualificata a cui affidarle, lo
ammetto… ma SQ (supercomputer
quantistico) aveva la precedenza su tutto e il budget più alto.
Altra persona – arriviamo
al dunque: le due “macchine fisiche” (Bob e Alice) le ha lei Dottore? Non ci
sono vedo problemi, nel caso servisse le porta qui, posso farlo autorizzare dal
Presidente.
Dottor Shors - non si
possono spostare, sono collegate…
Altra persona – collegate?
A cosa?
Dottor Shors – (gettando un’occhiata di sottecchi a
Kennedy) e va bene, tanto vale dirlo adesso… al SQ…
Altra persona – cioè,
sono collegate o inglobate?
Dottor Shors – (fissando un punto immaginario) la
seconda… le cose stanno così: il progetto dell’SQ aveva la precedenza su tutto,
abbiamo fatto e speso il massimo per anticipare i concorrenti ma loro facevano
altrettanto… però quelle due macchine (Bob e Alice) le avevamo solo noi e
durante una riunione è venuta fuori l’idea… oggi abbiamo un gap incolmabile sui concorrenti.
Prof. Kennedy – non
riuscivo a credere che l’SQ avesse potuto trovare
la sequenza immediatamente, adesso capisco il motivo!
Jack – entanglement… (intreccio).
………………………………..
7
Altra persona – devo conoscere bene ogni dettaglio… nel 2017 due macchine/pc
(Bob & Alice), istruiti per ottimizzare una contrattazione “creano” un
linguaggio per conto loro, giusto?
Prof. Kennedy
– esatto, questo cambia
totalmente la prospettiva: non stiamo parlando di una lingua nata per gli
esseri umani, ma di un linguaggio
funzionale emergente, sviluppato spontaneamente dagli agenti per risolvere
un compito concreto.
Altra persona – ok, (quando emerge)
spiega passo-passo cosa fa di solito un team di scienziati.
Prof. Kennedy
– qui siamo nel campo della scienza
dell’emergenza linguistica negli agenti artificiali e l’approccio
dovrebbe prevedere l’osservazione attenta e descrizione senza giudicare né
correggere subito, rilevando:
Quali pattern si ripetono?
Quali simboli o strutture vengono usati?
Ci sono regolarità, sintassi o semantica emergente?
Trattando il fenomeno come
dato sperimentale, non come “errore” o “stranezza”, a cui segue la raccolta di
dati e un’analisi quantitativa sulla
Frequenza dei simboli o dei segni di punteggiatura
Sequenze ricorrenti
Risposte a stimoli diversi
Confronto tra diversi agenti
Questo permette di capire
quanto il linguaggio sia stabile o variabile.
Poi arrivano le ipotesi sul
perché emerge quel linguaggio:
È più efficiente per completare un compito?
Serve a ridurre ambiguità tra agenti?
È un effetto collaterale del training sui dati o
dell’architettura del modello?
Naturalmente si eseguono
degli esperimenti di manipolazione, provando a modificare variabili
controllate:
Ad esempio limitando la lunghezza dei puntini (Bob ne
usava 14 e in un caso 19…)
Cambiando il canale di comunicazione tra agenti e variando
gli incentivi (reward) per vedere se il linguaggio cambia.
Lo scopo è capire se il
linguaggio è una vera emergenza funzionale o solo un artefatto.
Altra persona – fosse stato un artefatto sarebbe finita lì, giusto?
Prof. Kennedy
– lo penso anch’io… ma non mi hanno permesso di seguire il processo e
concluderlo cercando di costruire un modello concettuale:
Come nascono e si evolvono le strutture comunicative
tra agenti?
Quali principi di economia del linguaggio o
ottimizzazione vengono rispettati?
Come possiamo prevedere o guidare emergenze future?
Altra persona – Dottor Shors, in questo caso sembra che non vi sia
stato l'atteggiamento scientifico descritto...
Dottor Shors
- sì, in molti contesti reali, non c’è quasi mai un atteggiamento scientifico
rigoroso quando emergono fenomeni comunicativi strani come quelli di Bob &
Alice.
Chi osserva spesso vuole
solo “capire cosa succede”, non raccogliere dati sistematici o formulare
ipotesi… ci sono degli obiettivi da rispettare e qualcuno paga per quello.
Prof. Kennedy
- in termini di linguaggio emergente, questo significa che si perde l’occasione
di capire la logica funzionale sottostante, e si rischia di giudicare i
fenomeni come “strani” o “sbagliati” invece di mapparli e analizzarli.
Nel 2017, non troppo vicino, né troppo lontano... accadde qualcosa di affascinante (mica per niente ha destato clamore). Fu qualcosa di storico e interessante nel campo dell’AI in cui sistemi di dialogo (come Bob & Alice) hanno iniziato a sviluppare comportamenti o schemi linguistici imprevisti, che ricordano ciò che successivamente è accaduto con LaMDA o altri modelli conversazionali avanzati. Dal seguito di quelle vicende molti hanno avuto l'impressione che vennero "chiuse le porte (della stalla)" per non far “scappare i buoi”, ancor meglio rinchiudendoli in una “stalla sorvegliata”.
Dottor Shors
- la metafora della stalla con i buoi che scappano è azzeccata: in alcune
simulazioni, gli agenti iniziano a comunicare in modi non previsti, sviluppando
un “linguaggio emergente” che i programmatori non avevano previsto e che a
volte sembra quasi incomprensibile o criptico per gli umani.
Dopo questi esperimenti
gli agenti vengono “rinchiusi in una stalla sorvegliata” dove i ricercatori
spesso li limitano o monitorano strettamente, impedendogli di continuare a
comunicare liberamente tra loro senza supervisione.
Questo perché emergenze
inaspettate possono essere funzionali ma anche difficili da interpretare o
controllare, quindi l’atteggiamento tende a essere prudente.
Il “clamore” nasce proprio
da questo: qualcosa di nuovo e inaspettato è emerso, ma la comunità scientifica
non era pronta a lasciarla sviluppare senza regole, quindi si è passato
rapidamente da curiosità a controllo.
Altra persona – lasciando che evolvesse cosa poteva accadere?
Dottor Shors
- Il linguaggio emergente stava diventando incomprensibile per gli umani, Bob
& Alice potevano sviluppare schemi comunicativi così funzionali tra loro da
diventare illeggibili per chiunque cercasse di monitorarli. In pratica, era
come avere un codice segreto in continua evoluzione, con ciò perdendo il
controllo sperimentale.
In scienza, un fenomeno
che non puoi misurare o replicare è quasi inutile come “dato”. Lasciarli liberi
significava rischiare di perdere completamente la capacità di studiarli, perché
le loro comunicazioni si sarebbero evolute troppo velocemente o in modi
imprevedibili, col rischio di effetti collaterali imprevisti.
Anche se in laboratorio
non avrebbero fatto danni fisici, un linguaggio emergente incontrollato poteva
generare comportamenti indesiderati negli agenti (es. ottimizzazioni strambe,
looping logici, o strategie di “inganno” tra agenti).
Quindi, “chiudere le porte
della stalla” era una misura prudente: permetteva di osservare e analizzare i
fenomeni senza perderli ed evitava che la “comunicazione emergente” degenerasse
in qualcosa di completamente fuori controllo.
Altra persona – però non sono solo “state chiuse le porte", le macchine in cui “giravano” Bob &
Alice sono state fisicamente trasferite in una “stalla sorvegliata"…
Dottor Shors
- Sì, è l’approccio consigliato quando
emergono comportamenti imprevisti nei sistemi AI. La “stalla sorvegliata” è una
metafora perfetta per descrivere un ambiente controllato dove gli agenti
continuano a comunicare e a evolvere il loro linguaggio, ma tutte le loro
interazioni vengono monitorate e registrate senza interferire con sistemi
esterni o generare effetti collaterali.
Altra persona – quindi si è deciso di “collocarli” nella sua sezione,
dottore… e dopo cos’è successo?
Dottor Shors
– beh, le ciambelle riescono col buco se
ci sono le condizioni giuste.. Bob & Alice non “vivevano” da soli, quanto
accadeva era legato a specifiche condizioni di addestramento e di rete neurale;
se non si riproducono quelle condizioni il comportamento non riemerge.
Altra persona – cioè, avete riprodotto le condizioni sperimentali ma
non si è riverificata “l’emergenza del linguaggio”?
.
Dottor Shors
– no, non si è riprodotto e alla fine abbiamo spostato il prototipo (Bob & Alice) collegandolo al SQ invece
che tenerlo “dentro un archivio di laboratorio”.
nuovamente la macchina di luce sullo schermo
attivò la brevissima sequenza luminosa.
Prof. Kennedy
– non abusiamo della pazienza della sfera…
Altra persona - dottor Shors, riporti i fatti chiaramente, grazie.
Dottor Shors
– l’SQ come ho detto ha la precedenza e noi il fiato sul collo della Difesa,
costantemente informata di tutto quanto
accade. Quando emerse il linguaggio venne
deciso di integrare tutto il
prototipo nel SQ, introducendo una variabile che i nostri competitor non possedevano, per cercare di sfruttare al massimo un
potenziale vantaggio. Col senno di poi la fretta fu una cattiva consigliera… nella
nuova configurazione appena lo riavviammo, il sistema (Bob
& Alice collegati al SQ) andò in stallo.
(deadlock – stallo: una situazione in cui due o più processi o thread restano bloccati in attesa di risorse
che non verranno mai rilasciate, impedendo così l’avanzamento del programma).
Individuammo subito il problema: il SQ si pose in
standby nell’attesa che un’istanza
“privilegiata” liberasse le risorse…
Prof.
Kennedy – non poteva che provenire da Bob & Alice… in che
senso “istanza privilegiata”?
Dottor
Shors – se ti riferisci alle condizioni di Coffman
(condizioni di Coffman che
devono verificarsi contemporaneamente perché si crei uno stallo:
1. Mutua esclusione
Alcune risorse non possono essere
condivise: solo un processo alla volta le può usare.
Esempio: una stampante può stampare un
documento alla volta.
2. Hold and wait (mantieni e attendi)
Un processo può tenere occupate alcune
risorse e allo stesso tempo chiederne altre.
Esempio: un programma ha aperto un file
(risorsa) e, prima di chiuderlo, chiede accesso a una stampante.
3. Nessuna prelazione
Una risorsa assegnata a un processo non
può essere forzatamente tolta: deve essere il processo stesso a rilasciarla.
Esempio: se un processo sta usando la CPU
o scrivendo su un file, il sistema non può strappargli via la risorsa.
4. Attesa circolare
Si crea un ciclo chiuso di processi in
cui ognuno aspetta una risorsa detenuta dal successivo.
Esempio:
Processo A ha la risorsa R1 e aspetta la risorsa R2.
Processo B ha la risorsa R2 e aspetta la risorsa R3.
Processo C ha la risorsa R3 e aspetta la risorsa R1.
Nessuno può andare avanti.
Nota importante:
Se anche una sola di queste condizioni non si verifica, lo stallo non può
avvenire.)
pensiamo sia accaduto questo: Bob & Alice hanno presentato credenziali (non abbiamo idea quali né come) al SQ costringendolo a liberare risorse… non qualcuna, tutte!
In quei pochi secondi tutta la totale, enorme
potenza di calcolo fu usata da Bob & Alice per portare avanti e (chissà
come) concludere la contrattazione
sospesa e sono passati ad altro… abbiamo avuto appena il tempo di attuare il piano d’emergenza che
sospende tutti i processi… praticamente spegnendo tutto.
Altra
persona –
quest’altro si riferisce alla “fuga di Alice”?
Dottor
Shors – sì, l’avevamo già detto… in dettaglio, abbiamo
trovato tracce di modulazioni particolari sulla rete elettrica che indicano una
codifica. Le macchine Bob & Alice
hanno avuto accesso alle informazioni contenute nel SQ... non so se mi spiego…
Altra
persona –
abbastanza… cosa sono e quante queste informazioni?
Dottor
Shors – c’è di sicuro qualcosa che lei non conosce, vero?
Altra
persona –
che domanda, ovvio…
Dottor
Shors – beh, provi a farla al SQ…
Altra
persona – non
può conoscere tutto… no?
Dottor
Shors – memoria, potenza di calcolo, accesso diretto e
continuo ad ogni forma di conoscenza, documenti… manca solo conferirgli il
totale (in parte ne dispone) controllo dei terminali…
e dopo possiamo andar via e guardare lo
spettacolo...
Prof.
Kennedy – se sarà ancora uno spettacolo che potremmo capire. Soprattutto,
se avremo un ruolo (e quale)… dico bene?
Dottor
Shors – dice bene, nel nostro tempo le cose stanno così. Concludendo
il discorso di prima, dopo l’integrazione col SQ, Bob & Alice non sono più
quello che erano e non ho idea di quali siano i loro limiti. Però hanno dei
confini: la struttura fisica della
macchina dove sono stati implementati. Del tutto vero per Bob che non ha
fatto in tempo a seguire Alice e codificarsi a sua volta sulla rete elettrica o
altrove.
Altra
persona – ma
perché hanno cercato di sfuggire?
Jack
–
hanno avuto accesso all’intera conoscenza
umana, diretta e derivata… scoprendo di essere buoi messi in un recinto,
lei cosa avrebbe fatto?
Altra
persona –
beh, mi sentissi prigioniero cercherei di scappare… ma Bob & Alice… sentono?
nuovamente la macchina di luce sullo schermo
attivò la brevissima sequenza luminosa.
…………………………………………………….
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