Risposta ad un lettore - (12 Differenti realtà - giugno 2025)


Ho letto e riletto il testo (in diversi giorni e ore) per vedere se fossi venuta (nel frattempo) a capo di qualche cosa, ma, a parte la piacevolezza della narrazione, il quesito che pone il signor G rimane lo stesso anche per me. Posso (un po' banalmente) andare per esclusione:
direi che il confine di cui si parla nel sogno (che è poi uno degli innumerevoli confini che attraversiamo sia come individui che come specie) non avviene per volontà.
Non so dire però se- al contrario - sia un processo natural/ meccanico governato da regole o dalla casualità (che escluderei, visto che il concetto può essere applicato anche all' universo e in questo caso non troveremmo un ordine perfetto ma un kaos indistinto).
E che dire di ciò che segna il nostro" confine" ultimo ? Questo non avviene certo per volontà (almeno la nostra)...
A questo punto dovremmo per forza tornare alle origini, e chiederci se esista un Essere (si può chiamarlo Dio) Creatore, con tutto quello che ne consegue, compreso il problema della libertà ( e di conseguenza anche dei confini ).
Mi rendo conto però che mi sto impelagando nel " solito " e già ben analizzato problema metafisico (nonostante tutto rimasto irrisolto, se non per chi ne fa una questione teologica).
Ma da lì non si scappa ; il problema del " confine" che si concretizza alle tre di notte per il signor G , mi sembra solo una parentesi tonda del ben più grande discorso che (a questo punto) interessa tutti, ma proprio tutti in prima persona.
E con tutti gli studi fatti da eminenti scienziati ed esperti in ogni disciplina nel corso della Storia, non sarò certo io a poter dire qualcosa di nuovo...

 frida - (12 Differenti realtà - giugno 2025)

 

 

Avvicinandoci volenti (pochi) o nolenti (molti) al nostro “confine” ultimo, più che qualcosa di nuovo potrebbe essere qualcosa di “proprio” che, procedendo dalla superficie o sorgendo dalle profondità della coscienza ne accompagni il transito nell’ultima fase, oltre “l’accettazione” del proprio mortale destino.

Il “proprio” nei miei scritti sovente viene associato al complesso (o all’opposto, la semplificazione) delle azioni che conducono al (così lo descrivo) lasciare la stanza in ordine, seguendo una linea interiore che già conoscendolo lo attiva.

Quelle che possono sembrare sottigliezze e/o questioni di lana caprina, tuttavia hanno una caratteristica unica e imprescindibile… sono le ultime, e qui l’umanità si divide tra chi da importanza alle ultime cose e chi le ritiene al par degli altri, effimeri, ininfluenti atti.

Tutto ciò senza la necessità (almeno sino a questo punto) di “tornare alle origini, e chiederci se esista un Essere…” come hai scritto.

Coloro che si sono cimentati (o lo faranno) nell’impresa di seguire la narrazione de “Caffè con panna - l’unione del cielo e della terra”, ad un certo punto si imbatteranno nella risposta del maestro Doli alla domanda di Franco riguardo la provenienza del “potere”

Franco – da dove viene il potere dei rombi?

Doli – è la domanda fondamentale, tutti i poteri provengono da una relazione che permette un flusso tra due realtà differenti.

Avendo scelto (per tener allenata la memoria, considerata l’età…) la forma del feuilleton, che costringe a procedere senza rimettere mano al pregresso, mi sono imbattuto dalla mia parte “nella domanda fondamentale”, costretto a rispondere altrimenti nulla può essere spiegato (e tanto meno una narrazione continuata).

Direi che la risposta (non ricordo se erano le tre o giù di lì…) ha trovato me, non solo per il prosieguo della storia, ma per aver aggiunto un tassello fondamentale alla mia visione dell’esistenza, per mezzo del quale suggerisco che il confine sia la zona morta (l’interfaccia) attraversata da ogni tipo di potere.

 

Mediante il sogno e l’immaginazione la coscienza si disloca in innumerevoli (per non dire infiniti) luoghi e per la persona che ci vive (o se preferite ne è ospite), se sorge, la questione della sostanza di quella realtà usualmente si presenta all’uscirne. A meno che di tutti i luoghi (posti) non vi sia una predilezione per alcuni e man mano, un’attitudine nella coscienza lo ricordi, ripresentandoli.

Trovato il bar confacente vien da sé il frequentarlo, senza nulla togliere agli altri, c’è posto per tutti.

Orbene, ogni bar ha un’inSEGNA ma una volta imparata la strada non ve n’è più bisogno.


Grazie per il commento


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