12 Differenti realtà - giugno 2025
Giugno
La zona morta
Il signor G. sovente si sveglia nel cuore della notte - le tre - che si dice sia l’ora
dello spirito, il momento di minor
distanza tra realtà diverse, dove la porta tra di esse è, poco o più che
sia, socchiusa.
Quando non veniva a capo
di un problema o cercava suggerimenti per qualsiasi cosa (compreso questo scritto),
aveva imparato come molte altre persone a porre la domanda nel libro interiore e
richiuderlo, confidando che se c’era, la soluzione sarebbe passata da quella fessura, a volte trovandola al
risveglio.
Ma quando ciò accadeva a quell’ora aveva come l’impressione di
una presenza che gliela comunicava, invero in modo alquanto spersonalizzato,
senza fronzoli e ancor meno valenze emozionali.
Quella notte del 29 maggio
dell’anno in corso, il signor G. si svegliò non ancora nello stato di coscienza
desta.
Sul come fosse successo poteva solo far congetture, mentre il perché era consequenziale all’aver scritto nel suo libro interiore (e prima
sul pc) la domanda sul modo in cui avrebbe potuto riconoscere (di trovarsi in) una realtà
differente.
Porsi una domanda del
genere presuppone la percezione di qualche anomalia nella narrativa corrente, argomento di cui si è sempre variamente
parlato: dall’induista velo di Maya
al film Truman show (1998) e l’anno
seguente Matrix, passando attraverso
innumerevoli studiosi (e non) di tutti i campi dello scibile umano.
Considerati gli enormi
problemi che attanagliano l’umanità certamente non è tra le prime domande in
agenda ma è quella dal trend più in crescita,
uno degli effetti collaterali della
inarrestabile affermazione delle A.I.
Dicevamo che il signor G.
si risvegliò nel cuore della notte mentre ancora partecipava
(se si può dire così) ad una strana narrazione:
… stava camminando all’aperto in un ambiente spoglio,
quando quella che pareva una pianta dalle foglie afflosciate su se stesse a
formare un mucchio indistinto, al suo passaggio in un istante si erse come un
palloncino che venga repentinamente gonfiato, acquistando forma, volume e (nel
caso della pianta) vita.
Sorpreso, indietreggiò e, nell’analogia col palloncino,
la pianta ritornò ad essere l’ammasso indistinto precedente.
Mentre avanzava nuovamente e il fenomeno si ripeteva,
interrogandosi su quanto accadeva ”sentì” una presenza non localizzabile
spiegargli che era la “rappresentazione” della risposta alla sua domanda: il modo in cui
avrebbe potuto riconoscere di vivere in una realtà differente.
Avrebbe incontrato (o sarebbe comparso) un “segno” ad
indicarne il confine: prima, una realtà con le sue regole e oltrepassato
quello, una differente con altre (regole).
Quanto raccontato è
effettivamente avvenuto stanotte “a
quell’ora” e, per chi ne abbia interesse, solleva alcuni immediati
interrogativi, inducendo a qualche tentativo di risposta, affidato a questo
scritto sulla differente realtà di giugno.
Il primo interrogativo si
riferisce al luogo (o, se vi piace il
linguaggio cinematografico: la location) in
cui si è svolto, se non è nella realtà della coscienza desta non lo è neppure in quella del sogno, poiché è avvenuto un risveglio. Accantonate (in
ossequio al rasoio di Occam) altre suggestive ma complicate ipotesi, la più
lineare propone che quanto occorso al signor G. – non dormiente ma non ancora pienamente
sveglio – sia successo sulla linea di
confine, attraverso quella fessura che
necessariamente deve collegare differenti
realtà… altrimenti non ne sarebbe possibile neppure l’dea.
Sul perché le cose siano
in questo modo e non sia possibile attraversare
a piacimento quel confine, ampliando l’esperienza
vitale della coscienza, è questione di differenti
regole che attendono i campi, materiali e non, dell’esistenza.
Rimanendo sulla linea di confine, per passar la quale il
poeta (Dante) avvisa occorra lasciar ogni speranza (regole dell’aldiquà), è interessante notare che invece tale zona morta (un mio riconoscimento ad uno dei film più stimolanti
prodotti al riguardo) possa venire frequentata
- soddisfatte alcune condizioni ricollegabili
all’interesse e al movente - ripetutamente.
Nell’evento descritto la
pianta simboleggia il segno che, a
differenza di un inerte cippo di confine, si
anima gonfiandosi.
Ammesso fosse continuata
l’esperienza con l’addentrarsi al di là del
confine, cosa avrebbe trovato il signor G.?
I contenuti della propria coscienza rimodellati ed adattati a differenti regole?
Quelli (quasi) infiniti appartenenti alla coscienza collettiva dell’umanità?
Oppure (il) nulla… governato o meno da sconosciute regole?
Il signor G. non ha reticenza a parlarne ma affinché possa risultare interessante e non un soliloquio occorre una reciprocità con altri soggetti che ne sostenga il dialogo (dià –attraverso / lògos-parola).
A questo punto la domanda (per me e voi) diventa:
come si è originato quel confine, come si originano tutti
i confini?
Tramite un processo naturale (tuttavia qualsiasi
processo presuppone uno svolgimento governato da regole)?
Oppure per mezzo di una volontà?
Com'è che abbiam trovato
confini che non c'erano
in noi e nel creato ?
Di chi fu quella mano
che disegnò le cose
dando a giugno le rose?
Nella "sapienza " popolare, il mese delle rose e della Madonna è Maggio.
RispondiElimina