Dall'Osservazione alla Conoscenza: un ciclo tra Coscienza, Filosofia e Scienza
Il Mondo, l'Occhio e il Pensatore (storia alquanto
improbabile)
C’era una volta, in un
angolo remoto dell’universo (non lontano da dove parcheggiano gli asteroidi in
pensione), un piccolo essere chiamato Occhietto… non aveva braccia né gambe, ma aveva due pupille enormi che gli servivano per fare ciò in cui era un
vero maestro: guardare.
Un giorno, mentre
osservava un sasso (attività non particolarmente emozionante, ma a Occhietto
piaceva così), gli venne un dubbio spaventoso:
“Aspetta... io sto
guardando il sasso. Ma chi è che guarda me che guardo il sasso?”
In quel momento, nacque in
lui la Coscienza, che si presentò in forma di nuvola parlante.
“Ciao! Sono qui per
renderti la vita infinitamente più complicata!”
Da quel giorno Occhietto
non riuscì più a guardare qualcosa senza chiedersi perché lo stava guardando. E
da quella domanda a domande ancora più strane il passo fu breve.
L'arrivo della Filosofia
Un mattino, dalla bocca di
Occhietto uscì un pensiero così grande che prese forma umana: nacque Filosofia,
una signora vestita con una tunica senza tasche (le tasche limitano, diceva).
“Io posso chiedere tutto!
Per esempio: perché il sasso non sta guardando te? O perché esistono i sassi?
Oppure: cos'è un sasso, veramente?”
Occhietto cominciò a
sentirsi un po' stanco.
La scienza tenta di sistemare il caos
Poi un giorno spuntò Scienza,
un tipo occhialuto con un metro in una mano e un manuale d’istruzioni
nell’altra.
“Basta domande vaghe!
Misuriamo il sasso, pesiamo il sasso, cataloghiamo il sasso, e soprattutto:
niente domande che non posso mettere in tabella!”
Filosofia sospirò.
“Tu sei simpatico,
Scienza, ma continui a costruire recinti. Ogni volta che trovi un limite ti
sembra un traguardo.”
Scienza replicò:
“E tu fai domande che non
finiscono mai! Se dovessi seguirti, non avrei il tempo nemmeno per inventare il
microscopio.”
Il problema
Intanto Occhietto
osservava tutto questo, sempre più confuso e sempre più convinto che tutti e
tre avessero ragione... e torto, contemporaneamente.
“Ma se io guardo il mondo,
e voi guardate me, allora chi osserva voi che osservate me che osservo il
mondo?”
Filosofia rispose
entusiasta:
“Splendida domanda!”
Scienza si mise le mani
nei capelli:
“No! Un’altra domanda non
misurabile!”
Alla fine, Occhietto prese
una decisione.
La piccola morale
Da quel giorno lasciò che:
Scienza misurasse ciò che
si poteva misurare,
Filosofia interrogasse ciò
che non si poteva misurare,
e lui, Occhietto,
continuasse a fare ciò che gli riusciva meglio:
osservare... possibilmente
senza farsi troppe domande tutte insieme.
E così, grazie a un sasso,
un occhio, una signora senza tasche e un tipo con il metro, il pensiero umano
continuò a evolversi, senza mai capire del tutto cosa stesse davvero guardando.
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Dall'Osservazione alla Conoscenza: un ciclo tra
Coscienza, Filosofia e Scienza
L'origine della coscienza può essere intuita nel
momento in cui l'essere vivente non solo percepisce, ma si accorge di
percepire. Questa facoltà di osservare, intesa come consapevolezza della
propria esperienza, inaugura un livello superiore dell'attività mentale:
l'introspezione. È da questo nucleo primordiale che si sviluppa la ricerca di
senso, la domanda sul perché delle cose, e dunque la filosofia.
La filosofia possiede una caratteristica essenziale: non
pone limiti preliminari alle proprie domande. È un campo aperto, privo di
confini rigidi, libero di interrogare qualsiasi ambito della realtà. Proprio
questa assenza di demarcazioni è ciò che le permette di esplorare territori che
la scienza, per sua natura, non può ancora definire o misurare.
La scienza nasce nel momento in cui il pensiero decide
di costruire confini e di formulare modelli: rappresentazioni
semplificate del mondo che isolano fenomeni, stabiliscono metodi e definiscono
criteri di validità. Questa scelta di delimitare non è un impoverimento, ma una
potenza: è ciò che rende possibile la precisione, la replicabilità, la
previsione. Tuttavia, questi stessi confini modellizzanti implicano un effetto
inevitabile: l'osservazione scientifica non è mai "pura", ma sempre
mediata attraverso le categorie concettuali che la scienza stessa costruisce.
In questo senso, l'osservazione scientifica è al tempo
stesso fondamento e prigione. Essa permette di conoscere, ma attraverso griglie
interpretative che non possono essere messe in discussione dall'interno del
sistema che le ha generate. È qui che la filosofia, e in particolare
l'epistemologia, svolge un ruolo insostituibile: mostrare i limiti dei
modelli, interrogare i presupposti, aprire spazi di possibilità che il
metodo scientifico non può contemplare senza cessare di essere ciò che è.
Ma anche la filosofia corre un rischio speculare:
quello di trasformarsi essa stessa in un modello rigido, in una struttura
concettuale chiusa, in una dottrina che non interroga più ma protegge sé
stessa. Quando accade, la filosofia smette di essere apertura e diventa
ideologia.
Il percorso tra coscienza, filosofia e scienza non è
lineare, ma ciclico. L'osservazione genera consapevolezza; la consapevolezza
genera domande; le domande generano modelli; i modelli definiscono confini; i
confini rivelano limiti; e i limiti richiamano la filosofia a dissolverli,
riaprendo il campo del possibile.
In questo ciclo, la filosofia
non è alternativa alla scienza, ma la sua condizione di possibilità e il suo
costante correttivo. È ciò che impedisce al pensiero di diventare prigioniero
delle sue stesse costruzioni, e ciò che permette alla conoscenza di restare un
processo vivo, mai interamente concluso.


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Molto divertente l' antefatto ( la storiella ) e tutto ciò che ne deriva: un mix che non fa una piega !
RispondiEliminaGrazie, un cordiale saluto
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