A Whiter Shade of Pale Blue Dot




Prendendo spunto dal racconto: 


... chissà se c’è davvero un ultimo numero e la possibilità di un viaggio che da quell’uno iniziale arriva ad un confine impossibile da superare… almeno con “le dotazioni” matematiche (e di altro genere) che l’hanno avviato.

Il fatto è che quanto più ci si allontana tanto meno la situazione di partenza si rivela adeguata ad affrontare qualcosa che si presenti per la prima volta. Il nuovo, l’ignoto, l’al di là del conosciuto.

E tuttavia, per quanto alieno e inconcepibile possa essere, non ci son limiti all’immaginazione umana, questo straordinario potere di cui tutti in vario grado son dotati che sovente anticipa e dispone il futuro a venire...

… nel 1967 un complesso pop-rock, i Procol Harum, che in un latino poco corretto (dovrebbe essere “procul”) significa qualcosa come “lontano da queste cose” incide una tra le più fortunate canzoni di tutti i tempi -  A Whiter Shade of Pale.

Appena pubblicata la canzone in Inghilterra, Mogol la ascoltò e scrisse un testo che affidò ai Dik Dik col titolo - Senza luce. Il disco ebbe un successo enorme in Italia, superiore anche a quello dell’originale che uscì successivamente.

… nel 1977  da Cape Canaveral avvenne il lancio della sonda Voyager 1 e pochi giorni dopo quello della sua sonda gemella Voyager 2, che nella loro lunga vita (ancora in corso, le batterie a radioisotopi teoricamente forniranno energia sino al 2025) hanno inanellato un’impressionante serie di successi, in campo astronomico ma non solo…

La Pale Blue Dot (in italiano pallido puntino azzurro) è una fotografia del pianeta Terra scattata nel 1990 dalla sonda Voyager 1, quando si trovava a sei miliardi di chilometri di distanza.

L'idea di girare la fotocamera della sonda e scattare una foto della Terra dai confini del sistema solare è stata dell'astronomo e divulgatore scientifico Carl Sagan.


In seguito il nome della fotografia è stato usato da Sagan anche per il suo libro del 1994 Pale Blue Dot: A Vision of the Human Future in Space.

Nel 2001, in un articolo sul sito Space.com, Ray Villard del Space Telescope Science Institute e Jurrie Van der Woude del Jet Propulsion Laboratory hanno votato la foto come una delle dieci migliori immagini scientifiche dello spazio di tutti i tempi. 


Ora serve proprio quel potere dell’immaginazione per collegare gli eventi presentati, così distanti nei rispettivi ambiti eppur vicini nel procurare una indefinibile sensazione… qualcosa di sfuggente, che si allontana sempre più nel tempo e nello spazio… come la luce della nostra splendida casa (la Terra) od il volto di una persona incontrata e in ultima la vita che ci è stata concessa…

E tutto questo è un numero, talmente grande da non poter esser neppur scritto, non bastando l’universo per farlo. 

Un numero che contiene i numeri di ogni cosa nello spazio tempo… tu che leggi in questo momento, la morte di un dinosauro o lo scoppio di una supernova. Sì, anche la politica e ogni sorta di piccineria ed orrore.  
Tutta la filosofia, le religioni e la scienza, tutta l’umanità passata presente e futura, sono una microscopicamente inconcepibile tonalità più bianca in quel punto d’un pallido blu…

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