10) - Al di là dell'aldilà - Lines we live by (Le linee della memoria)
Mio
fratello (deceduto tre anni fa) si interessò a molti argomenti che potremo
definire “di confine” in diversi ambiti: scientifici, filosofici, politici,
artistici e altri riguardanti il mondo dello spettacolo e dell’intrattenimento.
Avendo
ereditato il suo pc (sul quale trascorreva la maggior parte del tempo) ne ho
ispezionato il contenuto e, oltre a una quantità impressionante di programmi
tecnico- informatici, ho aperto man mano – con rispetto – le cartelle in cui
riversava il risultato dei suoi interessi e della sua vita.
Io, nell’uso
quasi quotidiano del suo pc vivo il
collegamento con lui, se non altro perché ai milioni di tasti premuti dalle sue
dita si vanno sommando ora i miei. Ai suoi (deboli, alla fine) occhi che
scrutavano lo schermo si sono sostituiti i miei e solo il tempo che permette il divenire ne impedisce la sovrapposizione, analogamente alle dita.
Quando
camminate per strada sovrapponete le
impronte dei vostri passi a innumerevoli altre… e quando seguite un pensiero ritenete
di essere voi, l’invisibile uomo nella
macchina, a forgiarlo dal nulla?
Lo shintoismo crede che tutte le cose abbiano un’anima e mi/vi domando se possa essere vero l’inverso, che le cose siano nell’anima.
Lungi
dal voler addentrarmi nell’inestricabile argomento (filosofico e di ogni altro
tipo sull’anima) arrivo subito alla mia personale conclusione: sì, se
intendiamo per anima la memoria (tutta
o parte). Senza la quale non vi sarebbe alcun collegamento e - nel caso di
questo pc – la morte del suo possessore (mio fratello) l’avrebbe ricondotto a
essere (solo) uno degli innumerevoli pc
del mondo.
Questo oggetto (pc) era nell’anima-memoria di mio fratello, come qualunque cosa che
sia appartenuta (tanto o poco) a una persona. Condividere la memoria,
in qualunque sua forma, è alla base della vita, questo pc è collocato nella mia memoria come lo fu in quella di mio fratello, adesso anche nella
vostra e un’immagine ne rafforzerebbe la collocazione.
Quando qualsiasi cosa è presente nella memoria è possibile collegarsi ad essa, certo non alla cosa in sé ma all’informazione, la
trasposizione della cosa nel linguaggio della
memoria.
Quando leggete,
l’informazione contenuta nelle parole si
collega alle informazioni contenute nella vostra memoria. Non sarà la
stessa identica scena, però è un bel
risultato quel mondo che si apre nello
schermo interiore, no?
Ma per
leggere nella memoria la condizione imprescindibile è che vi sia un lettore: la
coscienza, il lettore delle informazioni.
Un software (che gira… nell’hardware) legge
le informazioni in sequenza e nel corso degli anni velocità e potenza
sono aumentate enormemente, tanto che
oggi si discute (ritenendola un’evenienza rischiosa)
di singolarità o autocoscienza delle macchine.
Come un bimbo impara man mano, dal
semplice al complesso per ogni aspetto dell’esistenza, e poi ad un certo punto
dalla nebbia dell’indefinito appare il
senso di sé, della propria individualità… così potrebbe avvenire per le AI
e al riguardo gli scettici diminuiscono e crescono i possibilisti.
Ma sia per l’uomo che per la macchina, il gioco richiede un supporto fisico, materiale, necessariamente soggetto all’usura.
Quello
di mio fratello (il corpo) ne ha messo a dura prova la coscienza. Una
notte è apparso in sogno a nostra madre dicendogli di non averlo e di non soffrire più. Aveva l’aspetto giovane, con
tutti i suoi capelli e luminoso… accadde
la notte seguente la cremazione.
Quindi il “suo” gioco è finito?
Ovviamente sì, quel gioco, quell’interrelazione coscienza-corpo in questa realtà si è conclusa del
tutto. Ma la sua scia, le orme (in
tutti i sensi) che ha impresso nel suo cammino, gli oggetti che l’hanno
accompagnato… sono linee nella memoria
che in un’altra realtà permettono un
diverso tipo di collegamento.
La giovane artista che mi ha ispirato il post ha colto qualcosa di una differente realtà, dove le linee della memoria interferendo con
l’osservatore ne rimandano il contenuto originario, come un ologramma.
Chiedersi quanto sia tangibile e praticabile codesta diversa realtà è il
segno dell’attaccamento alla nostra, la misura dell’umano timore (è così per
tutti, checché ne dicano) di dover un giorno abbandonare il tavolo gioco. Beninteso, ci sono (purtroppo) molte situazioni, molti giochi orrendi e impietosi dai quali sottrarsi o esserne
sottratti anzitempo (biologico) è più che comprensibile.
C’è gioco più interessante di
quello che vi permette di pensarne un
altro, di vivere nella realtà (conosciuta) e tastarne i confini di una diversa, sia pure con l’immaginazione?
Un mese fa anche mia madre ha
chiuso gli occhi in/di questo mondo e
la sua più grande consolazione è stato il pensiero di andare (o non andare, è
lo stesso) dove l’amato figlio l’ha preceduta.
Una linea nella sua memoria che ritrovo quotidianamente in me, simile
alle vostre, perché volenti o meno la condizione umana ci accomuna e indica che
tutte le linee della memoria convergono
in un punto, l’origine.
Commenti
Posta un commento