Guantanamera




 

Guantanamera, guajira Guantanamera
Guantanamera, guajira Guantanamera

Oggi in autostrada ho sorpassato un camion adibito al trasporto di animali vivi, una grande gabbia stipata di altre gabbie alte una ventina di centimetri che non permettono alle centinaia di galline la posizione eretta e neppure di bere, data la mancanza di recipienti e l’esiguo spazio a disposizione. 

Nessuna “comodità” per il loro ultimo viaggio.

Una di esse, accovacciata, era rivolta verso la mia destra durante il sorpasso, sì che nei pochi secondi della manovra potei osservarla.

Un animale non sa… però sente… alcuni più dei suoi simili e di altre specie ben più evolute.

Alla mia constatazione sull’ineluttabilità del destino, essa offriva (?) la compostezza e bellezza d’un ordine superiore… rimanendo del tutto tranquilla a guardare per la prima volta il mondo esterno, di verdi colline che le sfilavano di fronte mentre il vento scuoteva dolcemente il bianco piumaggio del capo.

Io sono un uomo sincero
di dove cresce la palma
io sono un uomo sincero
di dove cresce la palma
e voglio, prima di morire
dall’anima far uscire i miei versi.

Ci sono altri  veicoli, anch’essi di fatto delle gabbie, adibiti a trasportare le truppe…  per molti di quei giovani che hanno appena avuto il tempo (se l’hanno avuto) d’assaporare la loro vita si tratta, ancora, di un ultimo viaggio. Nell’odierna guerra a est si parla di centinaia di migliaia…

Guantanamera, guajira Guantanamera
Guantanamera, guajira Guantanamera

Sempre oggi, sempre su quell’autostrada, dopo un mezz’ora sorpasso un altro di quei trasporti animali. Questo trasportava maiali, sempre il minimo spazio a disposizione e nessun “comfort”. Si può dire nessuna pietà? Si può dire il profitto sopra ogni cosa?

Non ho visto il muso di nessuno di quegli animali ma sono certo che nei loro minimi movimenti concessi, nel loro sentire, cercassero una qualche forma di riparo.

Il mio verso è di un verde chiaro
ed è di un carminio acceso
il mio verso è di un verde chiaro
ed è di un carminio acceso
il mio verso è un cervo ferito
che nel bosco cerca riparo.

I veicoli che trasportano le truppe impiegati dalle due (o più) parti in conflitto, che trasportino galline o maiali non fa differenza riguardo la destinazione… il macello. Qualcuno si nutrirà di quelle carni, cannoni o uomini, direttamente e indirettamente.

Guantanamera, guajira Guantanamera
Guantanamera, guajira Guantanamera

A chi “spieghi” l’ineluttabilità del destino, della storia, della politica e di ogni potere che ha condotto, conduce e continuerà a condurre (forse) a questo modo di intendere il transito di tutte le specie viventi nel “paradiso” terrestre, replico con lo sguardo dell’odierna gallina, tra gli animali più umili e sfruttati al mondo.

Ai poveri della terra
voglio unire il mio destino
ai poveri della terra
voglio unire il mio destino
il ruscello del monte
mi piace più del mare”.

Riguardo la canzone, “fu sicuramente Joseíto Fernández che la portò al successo dai microfoni della popolare radio CMQ de l’Avana, sebbene il testo fosse diverso dall’attuale. Durante le trasmissioni la cantava riferendosi anche ad altre contadine, una volta guajira vueltabajera, un’altra guajira holguinara, ma quando si innamorò della gelosissima guajira guantanamera, questa lo sorprese a parlare con un’altra e fuggì via, e da quel momento Joseíto la cantò solo per lei.”

Alla vita che fugge i fortunati avranno il tempo di cantare l’ultima canzone o almeno di gettare uno sguardo al mondo che stanno per lasciare.

 

https://youtu.be/MRTC3cfWfGk


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