(1) - Prove poetiche





Uno dei modi cui talora mi dedico per “fermare” il tempo è attraverso l’attività artistica letteraria, particolarmente quella poetica.

Come tutte le attività anche questa ha i suoi “gradi” di difficoltà che se inizialmente intimoriscono man mano esercitano un’attrazione (vorrei dire) letale, capace di costringere a rimaner sul foglio sin a superare quel grado che mette alla prova.

Il bello, nel mio caso, è che me lo scelgo da solo… salvo credere che quella vocina che mi suggerisce di complicarmela al massimo (la prova) abbia un’origine al di fuori di me… come son propenso a pensare.

Ogni prova, quando superata, produce una sensazione al minimo di rilassatezza ed al massimo di estasi, un tempo senza tempo dove l’aldilà (in questo caso delle nostre possibilità) trascende la sua collocazione e si deposita, leggero, nell’umana condizione.
Per poco che duri non lo si scorda.

Riporto qui una poesia per “illustrarvi” una di queste prove, nello specifico cercando attraverso una stretta e rigida metrica di evocare lo  sfuggente “fantasma nella macchina” con cui tutti abbiamo a che fare…

Oltre a sillabazione e rime la poesia racchiude ulteriori codifiche sulle quali è costruita, ad esempio le coppie opposte:

1-17 apparenza ed esistenza;
2-16 presenza ed assenza;
3-15 goccia e sboccia;
4-14 traccia e scaccia;
5-13 diffidente e confidente
6-12 indifferente e curiosamente
7-11 differenza e evanescenza
8-10 esigenza e fluorescenza

9… questo unico verso (spaiato) è il cuore della poesia, appunto lo scopo declamato di “fermar il tempo” attraverso l’opera artistica o qualsiasi altra che vi abbia interamente e degnamente coinvolto.
  

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