3) - Al di là dell'aldilà (SITTIN’ ON THE DOCK OF THE BAY)
Nell’estate
del 1967 un giovane uomo, seduto sul pontile di fronte al porto, visse un
momento particolare, quel che vien definito “lampo d’ispirazione”, durante il
quale all’ordinaria visione (e sensazione) del flusso della vita se ne sostituì
una diversa che lo condusse a comporre una delle più belle canzoni di tutti i
tempi (secondo il parere degli esperti, che condivido).
L’autore
non ha lasciato descritta l’esatta genesi dell’opera, una versione la riconduce
al giro in barca che fece quell’estate nella baia di Frisco (San Francisco,
California) rimanendo “folgorato” dalla
bellezza e dal senso di pace che si respirava… Disse di non aver mai visto
nulla di più bello: i gabbiani volteggiavano nell’aria sopra un mare diamantino
mentre i pescatori tiravano a riva le loro reti. Nel cielo bianche nuvole
luccicavano al sole e gli unici suoni che galleggiavano nell’aria erano gli
stridii degli uccelli e lo sciabordio delle imbarcazioni.
Secondo
un’altra versione: In realtà la canzone fu concepita ed
iniziata a Waldo Point, nei pressi di Susalito, in California: il celebre
cantante si trovava su una barca ancorata di fronte a questo piccolo villaggio
galleggiante, composto da un reticolo di pontili, simili a tentacoli allungati
nelle acque, su cui si affacciano casettine in legno dipinto, adorne di fiori.
Tuttavia
a privilegiare il pontile qual punto di partenza è l’averlo posto (quasi) in
ogni strofa della canzone, che racconta lo stato d’animo di un uomo all’incontro,
inaspettato, con una differente prospettiva non solo sul mondo ma anche sui
valori dell’esistenza, rispetto ai quali lo “sciupare o sprecare” il proprio
tempo (uno dei temi portanti, qui a parer mio connotato positivamente) ne è
l’antitesi. Infatti cosa possediamo di più prezioso del tempo assegnatoci?
Ma
per quanto possa esser lunga la collana degli attimi che compongono la nostra
vita inevitabilmente s’arriva all’altro capo della stessa e, colà, il fermaglio
si rompe… i “fotogrammi” prima distinti gli uni dagli altri per il contenuto,
che può esser del tutto nobile ed elevato, sin a raffigurare l’altruismo o l’amore,
divengono una manciata di coriandoli colorati gettati in aria… un insieme
omogeneo per “forma”.
Ogni
fotogramma è un istante e assumere che il tempo non solo scorra uniformemente,
ma sia il medesimo in tutte le circostanze, di fatto impedisce la “sensazione”
di un tempo diverso (Aion), immanente e talora agente nell’esistenza.
Ciò
implica che i “fotogrammi” della nostra vita non abbiano tutti la stessa “forma”,
quelli che son stati “toccati” da quel diverso tempo potrebbero avere, appunto,
proprietà “diverse”.
Potrebbero
non appartenere, almeno non del tutto, alla collana dell’esistenza (che li libererà
esaurita l’energia che li collega) e invece appartenere, almeno in parte, a
qualcosa al di là del filo del destino che li trapassa qual perle.
Quando
l’età o le circostanze ci avvicineranno alle perle che concluderanno la collana, se già non siamo avvezzi a farlo, scorreremo
al contrario il flusso del tempo rivisitando il contenuto dei nostri
fotogrammi, ovviamente prestando maggior attenzione a quelli significativi,
tanto da riproiettarli (sovente/sempre) nel nostro cinema interiore.
Ogni
fotogramma appartiene al solco del disco e la puntina che lo percorra ne
riporterà il suono, quel che si può dire sia il compenso elargito dalla memoria
per esser stata interpellata e ben sapete come alcuni di quei suoni abbiano il
potere delle sirene d’Ulisse…
Invece
i fotogrammi dalla differente “forma” non rilasciano alcun contenuto, solo la
sensazione, più o meno intensa, che l’abbiano e non si disponga
dell’appropriata “puntina” per leggerlo… come non l’abbiamo avuta (e mai
l’avremo) l’istante successivo a quando accaddero.
Però,
se in diversi modi ci è concesso conservarne una traccia (nel caso presentato
forgiata qual canzone), codesta puntina avrà pur dovuto esserci…
Questi
son il genere d’argomenti che mi appassionano, ben conscio che per la quasi
totalità delle persone il dedicarvisi sia solo tempo perso (o, per restar in
tema, sciupato…) che non conduce ad alcun risultato se non una publicación un poco loca , di mezz’estate…
Senza
entrare nel merito dei versi… ma quelle barche che vanno e vengono,
tranquillamente osservate… non vi suggeriscono qualcosa..?
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