Un luogo particolare - racconto completo








-         Dev’esserci un errore… che ci faccio qui?

-         … un errore, difficile… ma il Tutto lo contempla. Che ci fai qui? Semplice, sei arrivato a destinazione…

-         Ma quale destinazione, codesto luogo non lo conosco, io andavo a Firenze.

-         Certo, quella era la tua destinazione… terrena… cominci a capire?

-         … mi son fermato in un nuovo autogrill..?

-         Ah, ecco perché sei giunto qui direttamente, il bonus!

-         Quale bonus?

-         Quello concesso a chi abbia sens of humor… d’accordo, il Regno Unito sta messo male oggi ma le cose buone che ha prodotto rimangono, come quel “sens” e qui, ché dalle vostre parti sta scomparendo, noi si continua ad usarlo… con moderazione, naturalmente…

-         E codesto bonus… m’ha portato dalla mia vettura direttamente qui? Accidenti, non ho manco appetito, potevo usarlo in seguito!

-         Come si dice da voi… ci sei o ci fai?

-         Mah… ora che vedo meglio, il bar non è attrezzato… manca il personale e i clienti là in fondo… intanto aspettano. O che non si poteva terminarlo del tutto prima d’aprirlo?

-         … non ci sei… guarda un po' meglio, suvvia…

-         Beh, la tunica alla Demis Russos qualcuno la mette ancora in Versilia, però colorata… tutta bianca ti prenderebbero per un vù cumprà… va, beh dai… ti sta bene, alto come sei… però i capelli, almeno un codino… me pari biblico… si scherza, eh… il sens, appunto…

-         … decisamente, ti meritavi il bonus… benvenuto, sono il Portiere.

-         Ah… il bancone è dell’Hotel allora… adesso mi par di ricordare, m’era venuto sonno…

-         Sì, bravo… e hai cercato di resistere… non si dovrebbe, alla guida.

-         Ci sono abituato e avevo un appuntamento importante… eh, ma poi l’ho capita e ho cercato un Motel…

-         Eh, no… hai pensato che sarebbe stato opportuno farlo… alla prossima uscita... i segnali vanno colti al volo…

-         Segnali di chi?

-         Credi che il Motel fosse un tuo pensiero?

-         E di chi, altrimenti?

-         … mmh… capisco il bonus ma effettivamente qualcosa non torna, non dimostri d’avere i requisiti…

-         C’ho tutto in macchina, documentazione, offerte, depliants… documenti e… mannaggia, dov’è il mio portafoglio… chi m’ha messo sta tunica?! Ma che è, un club esclusivo? Io non li frequento quei luoghi… dov’è la mia Audi?

-         La vuoi vedere, davvero?

-         E come no, con quello che m’è costata… ancora 24 rate…

-         L’hai voluto tu, eccola là…

-         Quella ‘un è la mia, è un rottame da sfasciacarrozze…

-         Guarda meglio, da vicino…

-         Beh, il colore… ma son tutte grigie oggi, sì il modello è lo stesso ma i sedili, a parte che son tutti sghembi… i miei non sono rossi, ‘un mi piace quel colore!

-         … ancora più vicino…

-         … ah, ma sò sporchi… e che è, pittura?

-         …no, sangue fresco…

-         Sangue? Accidenti, e di chi?

-         Tuo.





Quasi sempre in macchina, su e giù per l’Italia, ma finalmente le cose avevano preso la giusta piega, grazie al prodotto che aveva messo a punto per usi domestici e professionali.

Un detergente, sgrassante, disinfettante e altro, tutto in un unico flacone con un gradevole profumo d’agrumi. Un giorno gli agrumi e le molecole (terpeni, di cui il limonene è il più importante) contenute nella buccia che aveva studiato nel corso di chimica gli tornarono in mente e da lì a trovar le aziende che quelle bucce le scartano, interessate al solo succo ed altre per estrarne i principi in corrente di vapore il passo fu breve.

Più lungo e difficile formulare un prodotto dal costo competitivo per fronteggiare la concorrenza e con qualcosina in più, l’aggiunta di qualche altra molecola – un suo segreto – e soprattutto il logo: un limone che cade sul pavimento lasciandolo pulito e lucido, tra la sorpresa di uno scienziato che si tocca un bozzo sul capo… una rivisitazione della famosa mela, chi non la conosce?

Quel logo non passava inosservato e faceva bella mostra di sé sul posteriore della sua nuova Audi. 
L’aveva studiata proprio bene, le vendite aumentavano e sperava un domani di poter affrancare la sua dolorante schiena dal sedile dell’auto, per condurre una vita più ordinata. 

Già, studiare chimica in fondo fu una buona scelta  e in alcuni professori trovò più del sapere che detenevano.
Uno in particolare, del quale si diceva non vi fosse domanda (scientifica) cui non sapesse rispondere. 
Ci provò anche lui e dovette convenire, un pozzo di scienza, cui si avvicinò chiedendo di pianeti, dell’universo… e ritrovandosi ad accompagnar quell’uomo a casa e venir via da lì con un borsone di libri... tienili fin che vuoi, approfondisci…

Accidenti, dovette pur leggere qualcosa prima di renderli… astenendosi dal chieder dell’altro, ché il sapere oltre che un peso può divenire un obbligo… 

Tante volte si ripromise di fargli visita e ringraziarlo, ma si sa il tempo corre in direzione ostinata e contraria ai nostri interessi. 
Tuttavia ogni tanto par dimenticarsi di noi e fatalità disponeva di un paio di giorni liberi, proprio nella città dove il vecchio professore andò a vivere, una volta raggiunta la pensione. 

Conosceva l’indirizzo e raggiunse la portineria, cercò il nome sui campanelli ma non lo trovò.

-         Cerca qualcuno? – chiese la portinaia

-         Sì… il professor D.B…  

-         Ah, non sta più qui da un anno, ha venduto l’appartamento. Perché lo cerca?

-         Beh, sono un suo ex allievo… volevo salutarlo..

-         … un altro… aspetti, che ho un recapito… eccolo qui, lo trascriva.

-         Grazie, molto gentile.

-         Di nulla, lo saluti da parte di Gianna, la portinaia, che lo ringrazia ancora per le ripetizioni alla nipote… non volle niente, due volte a settimana per sei mesi, gratis… è riuscita a farcela all’esame e poi a trovare lavoro… tenga, gli porti questi fiori appena recisi, grazie.

Il nuovo recapito condusse Antonio nella periferia della grande città,  dove il tranquillo ordine e le belle alberature del precedente quartiere, lasciarono il posto a condomini addossati gli uni agli altri e strade spoglie di verde ma ingombre di cartelloni e sporcizia. 

Tanto che controllò più volte l’indirizzo ma il navigatore implacabile lo portò dinanzi ad un condominio che se possibile riusciva a distinguersi dagli altri per le condizioni ancora peggiori. 
Decisamente una zona degradata… dove auto come la sua son solo, raramente, di passaggio. 

Quando si fermò un gruppetto di ragazzi dimostrarono uno strano interesse per la sua Audi… va beh, era assicurata… ma non sarebbe stato il caso di rischiare troppo. 
Tenendoli d’occhio arrivò ai campanelli dove trovato il nome suonò, più volte, senza risposta. 
Una donna che stava uscendo proprio in quel momento vide il pulsante che stava premendo.

-         D.B. ? Sta cercando il Professore?

-         Oh, sì, grazie… non è in casa?

-         … no, l’hanno portato via stamattina… morto da due giorni…

-         Ma… sapesse come mi dispiace… erano anni che volevo salutarlo.

-         È sua quella macchina?

-         No, della ditta, faccio il rappresentante - mentì.

-         Vede quei ragazzi? L’hanno già fotografata… se vuole un consiglio, mi ha capito?

    Accidenti, certo… ce l’ho il tempo di andar a metter questo mazzo di fiori sulla porta?  

-         Sì… loro (i ragazzi) mandano l’informazione… poi arrivano gli “esperti”… l’aspetto qui per non più di cinque minuti. La porta dell’appartamento è aperta, non c’è nulla da rubare lì dentro… può entrare e lasciarli in casa.

Antonio dopo aver ben stretto la sua fascia addominale salì più in fretta che poté le tre rampe di scale dai gradini consunti e sbrecciati. 
Pensò che al professore capitò qualcosa di serio per  ridursi a vivere in un posto del genere. 
Ma quando entrò nell’appartamentino – due stanze e un piccolo bagno –  non credette ai suoi occhi. 

Nella cucina un tavolo, due sedie e una credenza costituivano l’intero arredamento mentre un piccolo lavello d’acciaio, un ripiano con sopra un fornello elettrico e un piccolo frigorifero individuavano la zona cottura. Individuavano… perché ovunque sacchetti di plastica presumibilmente pieni di immondizie rendevano quel locale più simile ad una discarica che ad uno spazio abitato. 
E lo sporco sul pavimento e pareti… anni di accumulo, se ne intendeva di pulizia. 

Sbigottito aprì la porta della camera… un piccolo letto, un comodino con una lampada dal cappello di un colore indefinibile e un attaccapanni a bracci con appesi vestiti, camicie e maglioni… e ancora sacchetti di plastica, sporco, polvere e ragnatele…

Il nodo alla gola che lo assalì alfine si tramutò in un piccolo rivolo di lacrime… evitò il bagno e con ancora in mano quel mazzo di fiori stava tornando sui suoi passi quando s’accorse  che per terra, accanto al letto, c’era una cornicetta che racchiudeva una foto di una bella ragazza con la camicia colorata. La prese e la ripose sul comodino.


In preda a un caleidoscopio di sentimenti – tra i quali affiorava un indefinito senso di colpa per aver procrastinato così a lungo l’intento di fargli visita – scese le scale e quando si ritrovò all’aria aperta si rese conto dell’odore… non c’era nessun odore nell’appartamento… nonostante cumuli di immondizia in degradazione, sporco e finestre chiuse…  





-          I fiori… perché non li ha messi? – chiese la donna.

Antonio aveva ancora in mano il mazzo di fiori, nell’appartamento pensò di lasciarli sul tavolo della cucina ma qualcosa lo trattenne. Sarebbe stato come deporli su una lapide e poiché non erano suoi non c’era neppure il sentimento del gesto gentile per procurarseli.
A causa del procrastinare la visita era arrivato troppo tardi e il tempo, il braccio armato del destino, non attende nessuno. Così nello scendere le scale trovò la soluzione per tacitare la sua coscienza e dimostrare la dovuta riconoscenza al vecchio professore… 

-         ... era come lasciarli per terra… se ritorno domani è ancora aperto?

-         Chi vuole che vada lì dentro… il contratto scadrà tra qualche mese, a meno che non arrivi qualche familiare resterà tutto così…

-         Ah, bene… allora torno domattina… per far pulizia, almeno questo glielo devo al mio professore, potrebbe tenere in acqua questi fiori?

-         Lo farei ma… dovrei rientrare in casa e perderei l’autobus…

-         Signora, è stata sin troppo gentile con me, non ho impegni e la posso accompagnare dove vuole.

-         Beh, mi risparmierei un bel po' di strada a piedi, va benissimo, mi dia i fiori. Mi chiamo Roberta…

-         Antonio… la attendo in auto, faccia con calma.


-         Mi par di aver capito che non ha più rivisto il professore dai tempi della scuola.

-         Purtroppo è così… quasi trent’anni fa. Il professore era un uomo speciale, nonostante la sua enorme cultura era semplice e disponibile con tutti. Per dire, i fiori me li ha dati la portinaia dell’appartamento dove viveva prima, pregandomi di salutarlo e ringraziarlo ancora per i sei mesi di ripetizioni, gratuite, impartite alla nipote.

-         Immagino che anche lei sia riconoscente… pulire quell’appartamento per quanto piccolo richiederà un bell’impegno… sa una cosa, era venuto in mente anche a me di farlo ma a parte le forze mi son chiesta se ne valesse la pena. Il professore ha una figlia che penso sia stata rintracciata dalla polizia… so che non l’aveva più rivista da molti anni. Magari verrà qui e trovare l’appartamento pulito, in questo quartiere degradato, potrebbe alleggerirne lo stato d’animo. Anch’io ho un debito di riconoscenza col professore e se vuoi domani posso darti una mano… diamoci del tu, Antonio.

-         Certo Roberta, grazie dell’aiuto. Me ne intendo di pulizie, è il mio mestiere, rappresentante di prodotti speciali davvero potenti e profumati… a proposito, sei stata nell’appartamento?

-         Sì, il giorno del decesso. Un fattorino doveva consegnare un pacco e ha suonato il mio campanello, abito nello stesso pianerottolo. Il professore da qualche mese non chiudeva più la porta, l’ho trovato io, disteso sul suo letto… aveva gli occhi aperti, di un azzurro luminoso. Te ne sei accorto anche tu, vero?

-         Di cosa?

-         Dell’odore… non c’è nessun odore nonostante i cumuli di immondizia e le finestre chiuse…

-         Ah… allora è vero, non riuscivo a crederci ma pensavo fosse una mia suggestione, a causa dello shock…

-         No, nessuna suggestione… quando è venuto ad abitare qui, dopo aver fatto amicizia, andavo da lui due-tre volte alla settimana e ci teneva a mantenere pulito l’appartamento… “sa, potrebbe arrivare mia figlia da un momento all’altro” diceva. Poi dopo qualche mese il crollo… non riusciva quasi più a spostarsi… forse si vergognava del suo stato, non saprei il motivo, ma mi ha chiesto di non entrare più e lasciare le poche spese che facevo per lui appena dentro l’uscio, che da allora lasciò aperto. Sbirciando all’interno mi accorgevo dell’immondizia che aumentava… e tuttavia non sentivo alcun odore.

-         Ma non c’era qualche altro parente disponibile?

-         Dopo la morte della moglie è rimasto solo e la figlia deve avergli causato dei gran dispiaceri ma di questo non ne parlava, teneva il dolore per sé. Quando portavo la spesa trovavo un foglio per terra con le istruzioni future “… se puoi, mi raccomando senza alcuna fretta né obbligo” , chiudeva sempre così le missive. Allora, che ne dici dell’odore?

-         Il professore era un chimico in gamba… mettendo del bicarbonato e qualche altra sostanza nei sacchetti e chiudendoli si può controllare la degradazione, certo dipende da cosa si degrada…

-         … non sei andato in bagno…

-         Sinceramente non me la sono sentita… ma domani ben attrezzato lo farò senza problemi.

-         Anch’io ti parlo sinceramente… il professore sino all’ultimo si deve essere imposto di usare il bagno per le sue necessità. Non troverai tracce di quel tipo da altre parti… ma il bagnobeh, serve uno stomaco parecchio forte per sopportarlo… ma poi…

-         Poi?

-         È come guardare una foto, l’intero appartamento sembra una foto. Non ce ne accorgiamo ma ogni luogo, ogni cosa ha un suo odore, tu lo dovresti saper bene… togli quello e tutto è come una foto, con la differenza che l’odore lo senti di giorno e di notte e la foto la vedi solo con la luce.

-         Nessun odore, neppure in bagno?

-         … la foto di un bagno… non pulito da tanti mesi…

-         Incredibile…

-         Già, quello che ho pensato anch’io… avevo un certo timore ad entrare ma trovare il professore sul letto, con i suoi incredibili occhi azzurri ed il volto disteso, senza il segno delle grandi sofferenze patite… mi ha fatto capire che ne sappiamo ben poco di come vanno le cose, soprattutto quando ci si avvicina ai confini della vita e dopo, quando li si supera… eccomi arrivata, puoi lasciarmi qui Antonio. È stato un piacere conoscerti e domani, stanne certo, faremo un gran bel lavoro!

-         Posso chiederti una cosa?

-         Ormai sì, siamo in confidenza mi pare…

-         Cosa ha fatto per te il professore?

-         … semplicemente mi ha preso la mano… e l’ha accarezzata…

-         Beh, tutto qui?

-         L’altra mano l’avevo già tolta dalla ringhiera… sarebbe stato un volo di tre piani e l’avrei finalmente finita…

-         … scusami, non potevo immaginare…

-         Di niente, figurati. Da quel momento la mia vita è cambiata, sono ritornata in casa e mio marito, la sua violenza… l’ho vista anch’essa come una foto. Vedevo la sua bocca muoversi ma non udivo più le parole. Quando mi ha picchiata l’unica cosa che sentivo era la carezza del professore… da quella volta non l’ha più fatto.






-         Mi scusi… ho letto l’avviso di suonare qui… cercavo l’appartamento del professor D.B.

-         Prego, entri…

-         Non vorrei disturbare… ho potuto venire solo oggi.

-         Mi chiamo Roberta, un’amica del professore e per ricambiare un po' del bene che mi ha fatto ne custodisco l’appartamento, per chi volesse, lì dentro, mandargli un ultimo saluto…

-         Ah, le sono grata… sono Paola, la sua unica figlia. Sono trascorsi dieci giorni dalla… non ho potuto prima, dovevo completare una cura…

-         Spero… posso darti del tu, Paola? Adesso come va?

-         Certo, mi fa piacere… va molto meglio, ho passato la fase critica ma  ci vorrà ancora del tempo…

-         Capisco… ti accompagno o preferisci da sola?

-         Beh, non sono proprio in forze…

-         Eh, altri due piani e le scale son messe male… dammi la mano.

  

Roberta si avvide subito della tempesta emotiva in Paola che non aveva potuto partecipare al funerale, così che la visita dell’appartamento era quanto di più prossimo alla persona del padre. 
L’anello con cui chiudere una catena che si era spezzata a causa della decisione, quand’era appena maggiorenne, di andarsene da casa, insofferente a regole e confini. 
Per vivere di sensazioni, colori, suoni e idee rivoluzionarie… ma quest’ultime, una dopo l’altra, si rivelarono appunto tali, costruzioni mentali senza fondamenta che le prosciugarono la fresca energia affatto inesauribile. Le trasgressioni son come le sigarette… solo all’inizio procurano (non a tutti) un piacevole stordimento, poi ci si abitua e per molti inizia un cammino a spirale, forse liberi dai legami originari ma via via schiavi del disperato bisogno di ritrovare la leggerezza perduta, pur avendo compreso che non accadrà attraverso sostanze e comportamenti.

Mentre Roberta le stringeva la mano, nella mente di Paola si formò l’immagine di quelle del padre che la tenevano stretta, poco più che ragazzina, il giorno di un’altra morte, quella della madre. 
Rassicurata da quell’inattesa presenza arrivò sulla soglia dell’appartamento ed invitata da Roberta entrò.

Antonio e Roberta lavorarono ininterrottamente per tre giorni, sostituendo ogni oggetto difettoso o consunto con altri. Tutti i vestiti, lavati e sterilizzati furono riposti dentro delle belle scatole, sopra l’armadio. 
Il letto ridipinto al pari dei muri e delle finestre alloggiava materasso e biancheria nuova, come nuovo era l’abatjour sul comodino, accanto alla foto di Paola con la camicetta colorata.        
I sanitari del bagno vennero sostituiti e la zona cucina attrezzata con un componibile compatto e funzionale. Ogni più piccola fessura fu ripulita e sigillata, il pavimento lavato e rilucidato pareva uno specchio e sopra il tavolo, in un grazioso vaso di vetro, ancora resistevano i fiori portati da Antonio, quotidianamente curati e riforniti d’acqua fresca da Roberta che s’accomiatò in fretta. 

Con la chiusura di quell’anello altre acque, di vita, ripresero a scorrere in Paola, ripercorrendo inariditi sentieri di memorie e infine uscendo dagli occhi. 
Dopo un paio d’ore ritornò da Roberta.

  
-         Dunque era qui che viveva, l’appartamentino è così incredibilmente  pulito che pare nuovo… chi se ne occupava?   

-         In effetti qualcuno ha fatto un gran bel lavoro e vorrei rendergli merito parlandoti sinceramente, se te la senti…

-         Apprezzo la sincerità… dopo averla schivata per la maggior parte della mia vita…


Roberta ritenne di doverla informare di quali furono le condizioni di vita del padre e del rapporto di amicizia che li univa. Le parlò di Antonio e di come si fosse preso talmente a cuore quel compito, andando ben al di là delle intenzioni iniziali, addirittura spendendo una discreta cifra per le nuove suppellettili. Pensò che andava bene esser in pace con la coscienza ma quando è troppo… ma ora capiva che dietro la cortina qualcosa muove i nostri passi… come un lampo di luce un’intuizione le attraversò la mente…

-         Paola… scusami, ce l’hai un posto dove andare?

-         Beh, no…. sono uscita ieri dalla clinica… disintossicazione. Stavo per fare una brutta fine… poco più di un anno fa un’amica è riuscita a parlare con mio padre, avevo un enorme debito con gli usurai e… stavo per essere “venduta”… mi ha rintracciata, pagato il mio debito e la cura in un centro specializzato, vendendo tutto quello che aveva per salvarmi…

-         … e c’è riuscito, questo è l’importante…

-         Ma a che prezzo… riducendosi a vivere nelle condizioni che mi hai descritto… avrebbe potuto farsi aiutare, perché non l’ha permesso nemmeno a te?

-         … Paola, se tu avessi visto un appartamento appena decente… invece hai visto l’ultimo miracolo di tuo padre per te…

-         Cioè, vuoi dire che l’ha fatto apposta… aspettandosi che un suo ex allievo venisse ad aiutarlo…?

-         Non so come succedono le cose, a volte è questione di un attimo, un secondo più tardi e la mia vita sarebbe terminata sul cortile di sotto… per questo uso la parola miracolo, alcune persone arrivano al momento giusto e riescono a cambiare il percorso del destino… adesso hai una piccola, luminosa e pulitissima casa… e se vuoi anche una nuova amica… se hai problemi ti aiuterò…

-         Non riesco a crederci… grazie di cuore per l’amicizia che cercherò di meritarmi… no, problemi di denaro non ne ho, da poco ho scoperto che mio padre aveva stipulato un’assicurazione a nome mio… ogni mese ricevo di che vivere. Non me lo merito… dopo tutti i problemi che gli ho dato…

-         … sei sempre la sua unica figlia. L’avessi avuto avrei fatto lo stesso, te lo giuro.

-         Roberta… il numero di Antonio ce l’hai?


-         Sì... non potrei più fare a meno dei suoi prodotti… te lo scrivo qui, salutalo di cuore da parte mia e digli che non mi sono mai divertita tanto come i giorni passati a pulire… un uomo maniaco delle pulizie è davvero uno spettacolo! 







-         Pronto… buongiorno, mi chiamo Paola, la figlia del professore D.B. , sei Antonio?

-         Signora, sono Anna, la sorella di Antonio… rispondo io perché mio fratello ha avuto un grave incidente d’auto… è in coma e non si sa cosa accadrà… perché lo cercava?

-         Dio mio… volevo ringraziarlo per quanto ha fatto per onorare la memoria di mio padre…

-         Ah… sì me ne aveva parlato, giusto il giorno prima dell’incidente…

-         Anna, posso venire a trovarlo?

-         Beh, sì… ma non aspetti troppo…

-         Domani pomeriggio, mi dica dove si trova l’ospedale.


Dopo la telefonata Paola si precipitò da Roberta per informarla e dirle dell’imminente visita che aveva in animo di compiere. Il gran lavoro fatto da Antonio e la sua generosità l’avevano grandemente impressionata ed era d’obbligo ricambiare con una visita. Roberta assorbì meglio che poté la triste notizia ma le ci volle un bel po' per riprendersi e assicurare Paola d’essere perfettamente in grado d’accompagnarla l’indomani, in treno.


-         Roberta, grazie per essere venuta con me…

-         Come avrei potuto non farlo… pur se ci siamo frequentati per pochi giorni Antonio mi è divenuto caro come un amico… forse qualcosa di più, non avendo avuto figli…

-         In così poco tempo..?

-         Non è il tempo ma quello che fai, come lo fai… facile a dirsi che ogni momento potrebbe essere l’ultimo, nessuno lo crede veramente, poi succede una cosa come questa e ti rendi conto che non erano solo parole… la spada appesa sopra le nostre teste prima o poi cade e ieri è toccato ad Antonio.

-         Coraggio, cerchiamo d’aver fiducia… ecco, quella dovrebbe essere Anna, la sorella…

-         Non so come ringraziarvi per la visita… mio fratello è sempre stato una persona solitaria e purtroppo nella vita ha evitato le amicizie, accontentandosi della sua famiglia. I dottori dicono che nelle condizioni in cui si trova, anche se non è cosciente, gli arrivano gli stimoli esterni… possiamo entrare, apro…


Ogni porta separa due realtà. In casa la porta d’ingresso divide il privato dal pubblico, ambiti dove agiscono regole diverse. Nella storia umana son venute prima le porte delle ruote e a ben vedere in tutte le cose c’è una porta. Praticamente e simbolicamente. 
Quando questo racconto sarà terminato verrà chiusa la sua porta (la simbolica copertina, ora digitale) che gli occasionali lettori apriranno e a loro volta chiuderanno, sempreché arrivino alla fine. 
Per quanto si possa procrastinarne la chiusura, tutte le porte saranno chiuse. Ogni porta che si apre e si chiude rimanda a quell’unica porta che ci distingue dal non esserci: la porta della coscienza associata alla sensazione e realtà della nostra presenza. Ma come il giorno non diviene di colpo notte (e viceversa) ogni passaggio, dall’al di qua all’al di là d’una porta, richiede il suo tempo, poco o tanto che sia. La chiusura di tutte le porte è la fine del tempo, per come lo conosciamo (o crediamo di conoscerlo).
 Paola e Roberta al varcare la porta della terapia intensiva sapevano quello che avrebbero incontrato: un corpo umano tenuto artificialmente in vita da macchinari sofisticati le cui vene sintetiche fatte di tubi e cavi elettrici ne supportavano le funzioni compromesse. 
Chiusa alle spalle la porta della camera, altre porte si aprirono nella loro mente, poiché la realtà di Roberto, confinato in quella zona dell’esistenza in cui le cose sono in via d’esser compiute e tuttavia non lo son del tutto, lasciando aperto un remoto spiraglio di speranza, fungeva da specchio per la loro.


Anna - è così da tre giorni, dicono che le prossime 48 ore saranno determinanti. Pur avendo subito gravi fratture gli organi interni non sono stati compromessi e il danno maggiore, l’ematoma cerebrale, è stato significativamente ridotto, ma non si pronunciano sull’esito. Mio fratello mi ha raccontato dell’appartamento… nutriva una grande stima per suo padre, Paola, ogni tanto lo ricordava, rammaricandosi di non aver trovato il tempo di fargli visita…

Roberta – da quel che mi ha detto si stupiva della cosa… in diverse occasioni era sulla via di realizzare l’intenzione e poi all’ultimo accadeva sempre qualche imprevisto… ma alla fine c’è riuscito.

Anna – purtroppo per due soli giorni non ha potuto incontrarlo.

Roberta – vero, per due giorni… ma si dice che l’anima normalmente attenda tre giorni per abbandonare il corpo e i luoghi… Antonio le ha detto dell’odore?

Anna – sì, ma non gli ho dato troppa importanza…

Roberta -  beh, se la portassero qui con gli occhi chiusi probabilmente capirebbe di trovarsi in un ospedale… immagini invece di non sentire assolutamente alcun odore e poi riaprendo gli occhi vedere tutti questi medicinali, le macchine… e tutti i disinfettanti usati per la pulizia degli ambienti e la cura… non le parrebbe strano se non percepisse assolutamente nulla?

Anna – sì, ha… hai ragione Roberta… c’è qualcosa di strano in quel che è successo…

Paola – Anna… in quell’appartamento così pulito e rinnovato ci sto vivendo da una settimana… non l’avessi trovato come l’ho trovato e non avessi conosciuto Roberta… non credo che mi sarebbe successo. Di fermarmi, di sentirmi per la prima volta dopo tanto tempo in pace, tranquilla… senza l’ossessione… d’andarmene... sai, quando non lo fai  con le gambe ci sono altri modi… sostanze che ti portano via da te stessa, da quello che sei diventata e che ritrovi ogni volta che ti svegli…

Anna – … sbaglio o pensate che vi sia un disegno negli eventi?

Roberta – io e Paola in questi pochi giorni ne abbiamo parlato spesso, del fatto che la vita sembri procedere in una direzione e non vi sia spazio né tempo per vederne altre. Come su un treno in corsa… si vede il panorama ma non i dettagli… noi siamo nel panorama che pare tutto quello che c’è…

Anna - … e invece, c’è dell’altro?

Roberta – sì, i dettagli appunto… ma per vederli bisogna fermarsi.

Paola – i dettagli sono le “porte”… che ti permettono di andare in un panorama differente…  

Anna – beh, io mi accorgo di tutti i dettagli intorno a me… e sono una persona tranquilla, mi dedico alla mia famiglia, ai miei figli… ma che qualcuno di essi possa cambiare almeno la mia prospettiva non mi è accaduto, la mia vita è sempre stata da qui a lì e nuovamente da qui a lì, giorno dopo giorno…

Roberta - … non c’era alcun odore… stiamo parlando a causa di quel dettaglio… se Antonio non l’avesse sperimentato come l’ho sperimentato da me… forse non sarebbe successo quello che è successo, Paola non si sarebbe fermata…

Anna – hai ragione, non mi sono accorta dell’importanza di quel dettaglio, ma un conto è provarlo di persona e altro sentirlo raccontare… però il destino, anche di mio fratello, sarebbe potuto andare diversamente…

Roberta – sì, un dettaglio può cambiare la prospettiva… magari poteva esser anche peggio di quella che è, chi può dirlo?

Paola – … hai con te i prodotti di tuo fratello, Anna?

Anna - … ma no, perché..? Ah, per via di questo odore di limone..?

Roberta – sì, lo sento anch’io… un’essenza che si è introdotta nell’aria condizionata o…

Paola - … un altro dettaglio?








-          purtroppo non c’era alcun errore… come dicevo sei giunto a destinazione.

-         … ora ricordo… l’animale!

-         Quale animale?

-         In autostrada … dal nulla è sbucato all’improvviso un cinghiale enorme… ho sterzato quel che ho potuto e ce l’avevo fatta… ma poi l’auto è scivolata via…

-         … sei passato sopra una macchia d’olio e con quell’angolo non hai potuto controllare l’auto. Beh, non è stato un colpo di sonno…

-         Te l’avevo detto, sono esperto… ma accidenti, proprio un cinghiale mi doveva capitare!

-         Già… circostanza insolita… ti ricordi com’era il cinghiale?

-         Enorme… e mi pare fosse proprio bianco… forse era sporco di fango secco.

-         Ah… adesso si spiega… niente bonus, sei un possibile temporaneo…

-         Possibile temporaneo… e che è?

-         Una persona che ha una piccola possibilità di ritornare…

-         Ma allora non sono morto?!

-         No, non ancora… ma stai messo male, eh… il tuo corpo, intendo.

-         Come ho visto l’auto… posso “vedermi”?

-         Certo, guarda là…

-         Accidenti… con tutte quelle bende sembro una mummia… sicuro che sono io, cioè… che è il mio corpo?

-         Sicurissimo… vedi, ci sono delle persone che sono venute a trovarti, le riconosci di sicuro…

-         Anna, mia sorella… e Roberta, quella dell’appartamento. E l’altra chi è?

-         La figlia di D.B., Paola.

-         Ah… Paola… com’è cambiata…

-         La conoscevi?

-         Beh, quando andavo dal professore, per i libri… ci ho fatto solo qualche parola… era, come dire… troppo “oltre” per me…

-         Capisco, in effetti lo era… l’avessi frequentata ti avrebbe portato su una strada pericolosa… anche quella con scarse possibilità di ritorno alla vita precedente.

-         Ma una possibilità adesso ce l’ho?

-         Sì, ce l’hai… merito del cinghiale bianco…

-         Ma come… è stato a causa sua che ho deviato la traiettoria!

-         Appunto… non l’avessi fatto, le conseguenze sarebbero state letali, la macchia d’olio ti avrebbe scarrocciato sulla destra… una scarpata di centinaia di metri…

-         Ma codesto cinghiale… da dov’era venuto?

-         Da un’altra realtà… ce ne sono molte.

-         Cioè… come funziona?

-         Come dei libri… in uno c’è la storia che vivi tu, la tua narrazione e in un altro magari la narrazione di un cinghiale bianco che fa la sua apparizione nel mondo… e poi qualcosa dice a qualcuno di metterle insieme, intersecarle in un punto preciso… e il disegno cambia, il destino cambia… un piccolo dettaglio e il panorama diventa differente.

-         E ci si può spostare tra queste differenti realtà?

-         È un’evenienza molto, molto rara… perché vorresti farlo?

-         … per sapere chi è quel “qualcuno” che mi ha mandato il cinghiale…

-         Bravo, hai capito come stanno le cose… cerca qui attorno e lo troverai…

-         … qui attorno… un aiutino..?


-         Guarda, qualcuno sta girando attorno alla tua auto… 



-         … salve, purtroppo si può dire che era una gran bella macchina…

-         Beh, sempre che ne valga la pena si potrebbe riaggiustare…

-         Sì, certo… sostituendone metà più il motore… mi sa che costa meno prenderla nuova.

-         Eh, ma non sarebbe la stessa… la stessa nave di Teseo, conosci la storia?

-         Sì, coincidenza una volta ho partecipato ad una discussione in cui ci si chiedeva, quando ogni singolo pezzo fosse stato sostituito, se ancora si potesse considerare tale… di Teseo, appunto.

-         Un bel quesito filosofico… la tua risposta?

-         Beh, se la nave di Teseo fosse solo materia… direi di no, un oggetto fatto con materia del tutto nuova non sarebbe diverso da una riproduzione, una copia.

-         E una copia potrebbe ingannare, come per certi quadri famosi… o le banconote false. Però sin che non si scopre l’inganno… la cosa funziona, no?

-         Certo, ma la nave è associata a Teseo, come le banconote e il quadro falso al falsario…  se viene a mancare la corrispondenza…

-         … si accede ad una differente realtà, dove l’uguaglianza A = A  può esser violata…  

-         Beh, nella vita reale non accade facilmente che si passi da una realtà ad un’altra… intendevo che la mancanza di corrispondenza è una questione intellettuale, di logica… agli effetti pratici, materiali, la copia, tanto più se perfetta, funziona come l’originale.

-         Allora la nave o questa macchina è meglio ripigliarle nuove se  non conviene aggiustarle… però dicevi “se” fosse solo materia… hai dei dubbi?

-         Beh, la materia è inerte…

-         Eh no, può sempre reagire se si verificano determinate condizioni: specie chimiche, potenziali… ma forse pensi a qualche altro tipo di “reazioni”, dico bene?

-         Dici bene, rimanendo sull’auto… ci sono un sacco di storie di auto e proprietari che hanno stabilito una sorta di simbiosi, per dirne una diffusa: auto che resistono a chilometraggi lunari e che letteralmente si sfasciano nel momento in cui vengono vendute…

-         Già, come se venendo a mancare la “corrispondenza” i due soggetti - il proprietario e l’auto – rientrassero ognuno nella propria realtà. Il “sodalizio”, se si può dir così, cessa. 

-         Come potrebbe accadere a me… il portiere dice che sono un “possibile temporaneo” e se ritornassi nella realtà associata al mio corpo, là in quel letto d’ospedale… beh, comincia a piacermi qui, senza la materia…

-         Capisco, anch’io sono qui da poco e sto molto meglio di prima… ma sono “in transito”, sinché terminerò una faccenda che ancora mi lega - mi corrisponde - alla realtà materiale... ma dimmi dell’auto, che è quell’adesivo?

-         Bello eh? L’ho ideato e realizzato da me… vendo prodotti per la pulizia, una mia formula a base di essenza di limone… e finalmente stavo ottenendo dei buoni risultati di vendita…

-         Eh già, spesso le mosse migliori si fanno alla fine della partita… anche se normalmente vincono quelli che le fanno all’inizio… oh, il bagagliaio è aperto… e quei bidoni?

-         … il mio tesoro, il concentrato del mio prodotto… accidenti, un po' di dispiacere lo provo, eh… non per vantarmi ma non ce n’era più per la concorrenza…

-         Ah… sei proprio in gamba, come ci sei arrivato?

-         Merito del mio professore di chimica, D.B. che mi ha sempre dato fiducia, sostenuto… e alla fine anche il mio albero è riuscito a far frutti.

-         Beh, fammi almeno sentire l’odore, adoro i limoni…

-         … ma… non so come fare… come dici tu è un’altra realtà, le mie mani non l’afferrano…

-         Sì, la densità della materia lo impedisce… ma tu hai memoria di quell’essenza…

-         … non la trovo…

-         Non “qui”… devi prenderla dal tuo corpo fisico, con la volontà…

-         E come si fa?

-         Semplice… serve un “aggancio”…

-         Che sarebbe?

-         Un motivo… di solito una persona. Vedo che ne hai ben tre in visita…

-          Anna, Roberta e Paola, la figlia del professore… e adesso?

-         Adesso “guardale” con gli occhi… li hai aperti ma non vedono…

-         Non funziona… non vedo nulla…

-         Non sforzare… immagina di fare loro un regalo… se c’è una corrispondenza una sentirà quel profumo e lo sentirò anch’io…

-         Ma funzionerà?

-         Sta già funzionando… vedi, qualcuno sta spostando i tuoi bidoni, da quello incrinato  fuoriesce il liquido e le molecole gassose si diffondono… tutto è collegato, anche le differenti realtà… 





Tutto collegato, dopo col passato
lo sguardo che ho incontrato
pure il male che t’ho dato
la mia più grande pena
a te che m’hai fidato
ma poi, la schiena
alzo con vigore
e sento tutto
intriso sol
d’amore
per te
me
o




-         Chi è?

-         Buongiorno, sono Antonio, uno studente del professor D.B., mi aveva detto di passare oggi, è in casa?

-         Ha avuto un contrattempo e ritarderà una decina di minuti… puoi entrare ed aspettarlo.

-         Non vorrei disturbare…

-         … oh, affatto, magari potresti fare due chiacchere con la figlia, chissà che abbassi un po' la musica, quella sì che disturba… o sei un fracassone anche tu?

-         Beh, mi piace la musica…

-         Tutti uguali voi giovani… toh, madame è uscita dal suo sottomarino giallo… Paola, fa compagnia ad Antonio sin che torna papà, devo finire la cucina prima di andarmene.


-         (Paola)- Tu vorresti davvero diventare un altro chimico? Ma lo conosci mio padre? Non ha altro in testa, solo la scienza e l’insegnamento… il sapere che ha rovinato il mondo!

-         … non è che stravedo per la chimica… ma nelle altre materie avevo maggiori difficoltà… però la scienza ha portato l’uomo sulla luna, dipende come la si usa, no?

-         Ehi, la si usa per le guerre… sono quasi vent’anni che arrostiscono col napalm i vietnamiti… da che parte stai?

-         D’accordo… l’uomo fa proprio schifo, ma è la politica non la scienza… tanti scienziati, anche Einstein, si sono opposti ai militari…

-         E tu cosa fai per cambiare le cose?

-         Beh… partecipo a qualche manifestazione, mi informo…

-         … giusto, stare alla finestra e attendere il momento per buttarsi di sotto, no?

-         Perché dovrei buttarmi?

-         Perché se non lo fai da solo prima o poi qualcuno ti butterà giù! Il mondo va così, anche il mondo di mio padre, degli scienziati e dei borghesi…

-         E tu cosa fai?

-         Mi tengo fuori dal gioco… e intanto ne costruisco uno migliore… hai detto che ti piace la musica, no?

-         Sì, e allora?

-         E allora la musica la devi vivere, con gli altri, con i colori… in libertà… allora sì che cambieranno le cose. Se saremo sempre di più nessuno ci potrà più mettere da parte… decideremo per conto nostro come vivere… hai sentito di Woodstock?

-         Sì.

-         Avremo anche noi i nostri Woodstock… conosco un sacco di gente a posto, se vuoi venire anche tu…

-         Beh, magari tra un po', sono troppo impegnato adesso…

-         Con la chimica, quella fredda e insulsa di mio padre…

-         Lui fa del suo meglio per scaldarla… ogni cosa è quello che è, anche la chimica…

-         Mio padre non te lo dirà… ma c’è una chimica che porta alla libertà…

-         … e senza?

-         … ci vuole troppo tempo, la nostra coscienza è troppo condizionata, una zavorra… nuoti e ogni tanto riesci a tenere la testa fuori dall’acqua ma poi il peso ti tira a fondo…

-         la libertà… con questa chimica si ottiene subito e per sempre? 

-         Ma tu saresti in grado di riceverla? Arrivi per ultimo e vuoi tutto… si fa un passo alla volta, no?

-         Allora è come per tutte le cose… bisogna vedere alla fine…

-         Perché preoccuparsi adesso della fine? Intanto vivi, percepisci e condividi una dimensione che ti tengono nascosta… voli fuori dalla gabbia e impari a non rientrarci… tieni, ti presto questo disco… Volo magico n. 1… altro che quei libracci di mio padre…

-         Grazie ma non ho il giradischi…

-         … ma sei senza speranza! Allora la prossima volta vieni prima che lo ascoltiamo insieme… questo odore… cosa c’è in quel sacchetto?

-         … scorze di limoni… con tuo padre domani le distilliamo in corrente di vapore per ricavarne l’essenza…




Mentre l’odore di limone si diffondeva nella stanza d’ospedale a Paola ritornò in mente quell’episodio, quando conobbe e parlò con Antonio. 
I ricordi non sono tutti uguali e questo si distingueva per la vividezza delle immagini e per l’odore associato… l’odore dei suoi giovani anni, in grado d’arrivare dritto al cuore. 










-         Eh, proprio un gradevole profumo di limoni, complimenti per il prodotto… hai visto?

-         Grazie… visto cosa?

-         Mi riferivo a quella ragazza, Paola… da qui possiamo “vedere” il flusso di pensiero… pare che ti conosca da tanto…

-         Ah… hai visto i suoi ricordi su di me… come in un film. Si potesse “vedere” il pensiero anche laggiù non ci sarebbero tante ingiustizie…

-         Già… ma potrebbero prodursene di diverse, come si dice: fatta la legge… e quindi la conoscevi… cos’hai provato riandando a quei tempi?

-         Beh… una cosa strana, la sensazione che le cose siano andate come dovevano andare...

-         Potrebbero non essere concluse, il tuo corpo è ancora in vita… e della Paola di adesso, che mi dici?

-         Non fosse che avverto un certo distacco dalle cose del mondo direi che mi ha commosso, venire a trovarmi con Roberta… che gesto gentile!

-         Sì, è alquanto diversa, la vita l’ha messa a dura prova ma è riuscita ad uscire dal buco nero che l’aveva inghiottita… ho “seguito” tutto il suo flusso. Ma ascolta, stanno parlando…



-         Anna - Questo non me lo so spiegare… l’odore è proprio quello del prodotto di mio fratello. Lo conosco bene perché mi aveva rivelato che uno degli ingredienti segreti era una piccolissima quantità d’essenza di chiodi di garofano, per via dell’eugenolo, una sostanza dalle proprietà antisettiche che usano anche i dentisti. Lo aiutavo nella miscelazione e riesco a percepirlo a concentrazioni bassissime, tanto che Antonio mi chiama DylAnna dog!

-         Roberta – Si potrebbe spiegare col fatto che siamo in un ospedale e che magari l’abbiano usato… e magari da un’altra parte hanno impiegato un prodotto per pulizia al limone…

-         Paola – Producendo dei vapori che si son miscelati nell’esatta quantità del prodotto di tuo fratello e che son arrivati sin qui dove si trova… una spiegazione, volendo, si trova sempre, che ne dici, Anna?

-         Anna – No, avete ragione… è troppo improbabile, questi dettagli indicano qualcosa… vorrei tanto sperare che siano un buon segno!

-         Roberta – Lo speriamo con tutto il cuore, Anna, e continueremo a venire nei prossimi giorni, possiamo darci dei turni, che ne dici?

-         Anna – Davvero? Mi aiutereste tanto, avrei tempo per i bambini.

-         Roberta – Allora va bene, ti lascio anche il mio numero di telefono.

-         Anna – Grazie, mi puoi chiamare su quello di Antonio, per registrarlo… lo tengo io adesso, eccolo qui…

-         Roberta – Lo riconosco, col logo del limone!

-         Anna – Già, il suo simbolo… adesso lo accendo…

-         Paola -… ma… mi fai vedere meglio la schermata iniziale, Anna?

-         Anna – Sì, certo… deve averla cambiata da poco, prima era il suo logo, adesso è…

-         Paola - … sono io… questa è la mia foto da giovane, che mio padre teneva sempre sul tavolino…






-         Perché mi guardi così..?

-         Oh, niente di che, curiosità... per via della foto di Paola sul cellulare…

-         Quando l’ho vista nell’appartamento di D.B. è come se fossi tornato indietro nel tempo. Mi sono chiesto se fossi soddisfatto di quel che avevo fatto nella mia vita... beh, anche se Paola mi piaceva un sacco avevo timore di frequentarla…  
   
-         Già, la sua trasgressività mal si sarebbe conciliata con studio e regole… però mi sorprende che un giovane e bel ragazzo abbia potuto rinunciare ad una tale occasione sentimentale…

-          … ecco, forse non ci avrei rinunciato se non fosse accaduto qualcosa d’altro… va beh, te la racconto tutta… rividi Paola un’altra volta e la successiva, quando ormai ero propenso a lasciarmi andare… mi ritrovai con altre persone in una casa - il ricordo ogni volta mi fa male - musica e fumo… e dopo qualche ora comparvero delle siringhe. Non me l’aspettavo e quasi mi parve una cosa di cui, per una volta, si potesse far l’esperienza… guardavo gli altri ragazzi… quando sei dentro un gruppo si perde l’individualità… ma improvvisamente sentii una voce dentro di me dire: “fallo una volta e non tornerai più indietro”. Fu come risvegliarmi da un sogno… percepii chiaramente come stavano le cose, quella polvere sarebbe stata più forte della mia volontà… me ne sono andato e non li ho più frequentati, neppure ho rivisto Paola da allora… sono certo che qualcosa, quella sera, mi ha salvato la vita.

-         Sì, assolutamente… quella voce era un’altra forma di cinghiale bianco, più forte di qualsiasi polvere bianca… ha salvato te e in parte Paola…

-         Cosa le accadde in seguito?

-         Paola faceva ormai parte di un mondo senza regole e quando te ne andasti fu attaccata dal gruppo che avrebbe voluto “darti un avvertimento” temendo che avresti procurato dei guai… lei reagì, ritrovando un po' della sua forza e col tempo riuscì a sottrarsi alla dipendenza dalla polvere bianca, ma per procurarsi di che vivere – se ne andò da casa appena diciottenne – approfittò della sua bellezza sino a non poter sfuggire alle persone che se ne impadronirono…

-          ricordo che mi erano giunte voci… e fu motivo in più per cancellarla dai miei pensieri…

-         Non del tutto, a quanto pare… il passato sovente ritorna a dare un’occhiata, come l’hai data tu alla sua foto… cos’hai provato?

-         Mi leggi dentro, eh… sì, un grandissimo rimpianto… magari potevo resistere, cercando col tempo di portarla dalla mia parte… sono stato troppo debole.

-         Siamo stati quel che siamo stati… ma la debolezza passata può trasformarsi in forza nel futuro…

-         Quale futuro… sono al capolinea… e devo dire che non mi dispiace.

-         Forse il tuo corpo l’intende diversamente… visto come resiste?

-         Beh, i medici sono riusciti a limitare i danni e sono abbastanza giovane…

-         Infatti, il tuo corpo è ancora giovane, supportato da un buon patrimonio genetico. Ma c’è dell’altro per capirne la resistenza… la memoria.

-         Memoria? Quella pare ancora qui con me.

-         Sì, una forma sottile della memoria è svincolata dalla materia… ma in un’altra forma risiede in ogni cellula corporea… e non le dispiacerebbe rimanerci, per proseguire nei suoi compiti.

-         Che compiti?

-         Nell’immediato mantenere l’associazione con la nostra stupefacente struttura organica…

-         E poi?

-         … svincolarsene senza estinguersi… trovando altri ancoraggi, altre energie vitali… sin quel momento, se e quando ci sarà, sosterrà i nostri corpi. Come sta sostenendo il tuo adesso. Ma quella memoria, nel tuo caso, ha un ulteriore compito…

-         Accidenti… come conosci queste cose?

-         Qualcosa avevo scoperto in vita e il resto… sono qui da prima di te, ho domandato…

-         … hai domandato anche di me?   

-         Oh no, non sono indiscreto… quello che so di te me l’hai detto tu.

-         Ah… e che ti ho detto?

-         Vedi… sei ancora ben collegato alla vita e continui il gioco delle domande e risposte, chiedendomi quello che puoi trovare da solo. Mi piacciono i giochi e starò a questo… nell’appartamento di D.B. il tuo passato era tornato a dare un’occhiata, la foto di Paola che poi hai messo sul cellulare indica che un contenuto della memoria di cui stiamo parlando si era attivato. Quando prima ti ho chiesto cosa hai provato non l’hai detta davvero tutta e mi hai risposto a metà… ed ancora prima, quando hai rivisto Paola attorno al tuo letto d’ospedale… mi hai domandato chi fosse, pur avendola riconosciuta… diciamo che volevi una conferma… conclusione?

-         … che facevi in vita, l’investigatore? Sì, hai ragione… ho provato qualcosa… molto più di qualcosa, lo ammetto. E 
   quale sarebbe l’ulteriore compito della memoria “attivata”?

-         … farti mettere in ordine la tua stanza, intendo la tua vita.

-         E come?

-         Tu l’hai detto, da giovane qualcosa ti ha salvato la vita e un cinghiale bianco ti ha permesso un’altra opportunità… puoi scegliere se ritornare o meno, non c’è obbligo.

-         … capisco, sono in debito…

-         No, non ci sono debiti… solo stanze in ordine, prima di continuare il viaggio. Come hai messo in ordine la mia per Paola puoi farlo per la tua, per lei… per Anna e i tuoi nipoti, per Roberta… tante persone ti vogliono bene, io per primo…

-         Ma tu..  lei è il professor D.B.?! Com’è che non l’ho riconosciuta?

-         Adesso mi riconosci?

-         Accidenti, ma sì certo! Professore, sapesse quanto la stimo e l’ho pensata!


-         Lo so, Antonio… per questo sarei onorato che un mio allievo faccia bene i compiti… ritornerai qui a tempo debito. Su, vai… vivi!


Continua..?

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