L'ispirazione




Su cosa sia la “creatività” alla base dell’esperienza artistica ognuno ha le sue rispettabilissime opinioni.
Nondimeno il riferimento a un attributo non proprio umano è palese e di questo mi son sempre meravigliato, che si potesse appunto usar tale parola per qualcosa attribuito all’uomo.

Per molta parte della mia vita non pensavo che ci fosse del vero nel ritenere creativo il tracciar segni, stendere colori, ricavar suoni ecc.
Provai a dedicarmi a tali attività, ma nella musica, che pur adoro, son ahimè proprio negato, appena qualcosa nel disegno e una strana attrazione per la scrittura.
Che più di quella non era, visti gli scadenti risultati.
Pensavo fosse vieppiù dovuto alla forma, all’impostazione, che almeno per la grammatica non andava poi male.
Si possono migliorare le nostre tecniche e si deve tendere a farlo, ma quello che mancava al mio scrivere non risiedeva in quell’ambito.
In poche parole mancava la linfa vitale, poiché tutto si originava dai miei contenuti, dalle memorie che avevo accumulato nel tempo.

Non so quando mi resi conto che a un tratto il mio muover la penna non fosse come al solito… era subentrato qualcosa di diverso e man mano, nel lasciarmi trasportare da quella nuova sensazione letteralmente avevo l’impressione di legger qualcosa da chissà dove prima di riportarla nel foglio.
Quasi mi pareva d’esser visitato da una forza estranea che suggeriva la direzione in cui guardare e facendolo vi trovavo i contenuti, la forma e soprattutto la linfa.

Così descrivo oggi l’incontro con l’ispirazione, a cui mi inchino riconoscente, non per i risultati ma per la ricchezza che ha portato nella mia vita.
Da allora quando incontro l’espressione artistica altrui per prima cosa avverto una familiarità, qualcosa mi risuona dentro e mi par bello e prezioso quanto ha prodotto l’uomo, pur nella desolazione odierna milioni di opere d’arte di ogni tempo risplendono come gemme, forse rallentando l’umanità dallo scivolare sempre più in basso.
La torre e la piazza dei Miracoli di Pisa, piazza San Marco a Venezia, solo per far due nomi, non son luoghi e architetture solo di questo mondo.
A trovarcisi nella prima magari vi fate scattar la foto mentre sorreggete con la mano la torre e nella seconda mentre date da mangiar ai colombi, con la Basilica o Palazzo Ducale relegati nello sfondo.
Cosa c’è da sentire?
E perché ci siete stati o vi piacerebbe andarci?

La mia attuale aspirazione è di affrancarmi, per quanto possibile, dagli schemi dell’appartenenza: il mio percorso/training è stato quello; la mia religione/filosofia/maestro quest’altro; la mia visione scientifica/politica/psicologica ecc. quell’altra ancora.
Per poterlo fare con verità, occorre che una nostra parte ne sia realmente fuori, non appartenga davvero a nulla.
Se anche per poco vi appartenesse e volesse dar la sensazione di non esserlo, suonerebbe falsa.

Quella parte di noi libera dall’appartenenza l’abbiam tutti e talvolta cerchiamo di lasciarla esprimere, seppur forzatamente obbligati a farlo attraverso la nostra personalità che come un “cristallo” è  restio a cambiar forma…

Nella mia vita ho letto abbastanza, mi son interessato di tante cose, ho ricercato, conosciuto e frequentato tante persone (nel bene e nel male), ricavandone un bagaglio di conoscenze (memorie) col quale affrontare le situazioni a venire.
Insomma, con la sensazione d’aver compreso qualcosa di come va il mondo e l’uomo.
 
La mia pianta interna, per così dire, m’era parsa ben cresciuta e la sua ombra – il conforto d’aver una protezione sopra la testa nei difficili casi dell’esistenza – il premio per l’impegno profuso.
Il fatto è che tutte le foglie di quella pianta non erano mie, l’avevo prese in prestito, e quel che è peggio non erano foglie vere, ma riproduzioni degli originali spesso neppure ben riuscite, memorie appunto.
Un giorno mi è stata fatta notare la cosa e mi son visto com’ero, a cercar di ripararmi con quelle dal sole della vita.
Come l’ho visto non ne son stato più capace; per quanto ci abbia riprovato – che in fondo mi ci trovavo bene in quella condizione – non c’è stato nulla da fare.
Il vero cancella quello che non lo è.

Questa è stata la mia esperienza: la bella pianta dalle molte foglie era cresciuta nel fiume della memoria, come sempre accade.
Essa e ogni altra cosa sono e saranno sempre in quella corrente, in quel divenire.
Anche se abbiamo la sensazione che vi sia un altro fiume, un altro modo di vedere e vivere le cose… ma arriva qualcuno a dire che occorre far questo e quell’altro e forse un domani…

Non credo occorra perseguire la Vera Visione dell’Universo, il minimo frammento di vero che si incontra non potrà mai essere annullato dal falso che man mano al confrontarsi verrà dissolto, come quelle foglie immaginarie.
Tuttavia pur volessimo incontrarlo non possiamo scegliere come e quando… ma possiamo scegliere di non volerci accontentare di niente di meno, qual sia il prezzo.

Commenti

Post più popolari