Al di là delle stelle- nuit etoileé



La mia ammirazione per Vincent è sconfinata, l’artista mi tocca così profondamente che un po’ mi pare d’esser il suo amato fratello che certamente ne ravvisava la grandezza, oltre i confini del nostro mondo.

Siamo in molti ad amarlo e lo omaggio con l’ispirata canzone di Don Mc Lean
https://www.youtube.com/watch?v=oxHnRfhDmrk
complimentandomi con l’esecutore del video per il pregevole lavoro.

Inizialmente pensavo di scrivere su “arte e follia”, ripercorrendo la vita di alcuni artisti che ne hanno subito gli effetti, riportare le valutazioni degli  esperti (critici) e apporvi qualche commento personale. 
La critica (artistica) ha la sua ovvia valenza, ma a me, forse per la  mancanza degli strumenti specifici per comprenderla a fondo, mi reca l’impressione di una lettura parziale dell’intero che è (la vita di) un artista, dovendo necessariamente porsi l’obiettivo di classificare, inquadrare, giudicare, ecc..

Vincent è molto di più di quel che ha prodotto, egli aveva una lucida percezione della sua collocazione:

“Non sono avventuriero per scelta, ma per destino.”

“Non posso cambiare il fatto che i miei quadri non vendono. Ma verrà il giorno in cui la gente riconoscerà che valgono più del valore dei colori usati nel quadro.” 

“Non vivo per me, ma per la generazione che verrà.”

Uno dei fatti straordinari è la gran quantità di materiale scritto che lo riguarda, soprattutto corrispondenza con il fratello, una mappa con la quale viaggiare alla ricerca del tesoro che aveva scorto:

Guardare alle stelle mi fa sempre sognare, semplicemente come quando sogno sui punti neri che rappresentano le città e i villaggi in una mappa. Perché, mi chiedo, i puntini luccicanti del cielo non dovrebbero essere accessibili quanto i puntini neri sulla carta della Francia?”

“Se quel che si fa si apre sull'infinito, se si vede che il lavoro ha una sua ragion d'essere e che continua al di là, si lavora più serenamente.” 

sino a giungere a toccarlo:

“Più ci penso, più mi rendo conto che non c'è nulla di più veramente artistico che amare gli altri.” 

La comprensione della follia è una delle sfide dell’uomo e come tanti altri eventi non accade di punto in bianco… il più delle volte c’è un andar e venire da quella condizione, prima che si conclami del tutto strappando una persona da questo e trasportandola in un altro piano della realtà.

Vincent, forse suo malgrado, è stato un frequentatore di quella zona intermedia, di passaggio, e l’arte la barca con la quale muoversi tra le due sponde:

Nella mia febbre cerebrale o follia, non so come chiamarla, i miei pensieri hanno navigato molti mari.

Una barca dev’esser condotta e sono i valori morali a permetterlo, una qualche forma di disciplina e saper sopportare le prove (e tempeste):
 
“A che sarei utile, a che potrei servire? C'è qualcosa dentro di me, ma cos'è?”

“Che cosa è il disegno?....
 È lavorare attraverso una muraglia invisibile in ferro che sembra sorgere tra quanto si sente e quanto uno sa fare.
 Come attraversare quel muro?
 Bisogna minare subdolamente il muro, scavandovi sotto lentamente e pazientemente, a parer mio....
 Le cose grandi non sono incidentali, devono essere opera della volontà”

“Soffrire senza lamentarsi è l'unica lezione da imparare in questa vita.”


L’artista (lo scienziato e chiunque) realizzando la propria vocazione, dedicandovi la vita, cessa d’appartenere completamente a questo mondo, diventando riferimento a se stesso (senza rinnegare importanza e valore di chi lo precedette):

“Non soffocare la tua ispirazione e la tua immaginazione, non diventare lo schiavo del tuo modello.”

“Prima sogno i miei dipinti, poi dipingo i miei sogni.”
 
Fai bene ciò che sai fare, qualunque cosa sia, aperta una porta…

“Spesso le persone fanno arte, ma non se ne accorgono.”

“Se uno è maestro in una cosa e capisce bene una cosa, ha, nello stesso tempo, un'introspezione nella comprensione di molte cose.” 


Vincent, per me, fu uno dei massimi maestri perché non è possibile scindere la sua arte dalla sua vita. 
Quando leggo le sue parole vedo le sue opere e viceversa, percepisco (o m’illudo di percepire… tanto il risultato non cambia) la sua peculiare qualità vitale, una sorta di vibrazione… una turbolenza nella manifestazione, dopo la quale le cose non son più come prima. 

Ma l’uomo rimane quel che è, a saperlo e poterlo scorgere:

“Preferisco dipingere gli occhi degli uomini che le cattedrali, perché negli occhi degli uomini c'è qualcosa che non c'è nelle cattedrali.”

Condividiamo, come umanità, il medesimo destino…  le singole storie di vita formano quella collettiva dove la nota di fondo, per tanti motivi,  è l’infelicità… forse senza fine.

“La tristezza durerà per sempre.”
(Biglietto scritto prima di suicidarsi)
 

La follia ha sospinto Vincent a trarsi dal mondo… o l’ha preservato dal viverci senza la passione totalizzante che l’ha contraddistinto? 
La sua morte (leggete come visse gli ultimi giorni) fu un fuggir da qualcosa o il voler alfine incontrar quel qualcosa? 
  
“I pescatori sanno che il mare è pericoloso e la tempesta terribile, ma non hanno mai trovato in questi pericoli, una ragione sufficiente per restare a riva.” 
 
Grazie, Vincent.

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